Generalità
Nome e cognome: Jillian Kleen - Jill Kleen
Data di nascita: Sconosciuta
Età: Sconosciuta
Sesso: Femmina
Nazionalità: Non si e' mai riuscito a stabilire il luogo esatto, si presume comunque che sia nata in qualche terra Asiatica
Stato Sociale: Si presume che sia nobile, seppur non faccia uso delle ricchezze che potrebbe possedere.
Razza: Angelo Decaduto
Poteri: Jillian: Ha il potere della manipolazione di qualsiasi lega: ferro, acciaio, oro, argento... tutti, nessuno escluso neanche quello che scorre dentro alle nostre stesse vene. I lunghi anni di vita le hanno consentito di affinare la sua abilità a tal punto. In più, la sua mente e' una vera e propria fortezza, cercare di penetrarla vuol dire andare a cercare di ferirsi gravemente la propria mente e psiche in quanto ha posto delle difese che, se forzate, hanno anche la funzione di attaccare.
Jill: Le ferite che le vengono inferte, possono essere "trasportate" all'anima della sua gemella, così che quando essa ritorni ad avere il possesso del suo corpo, esso sarà martoriato. Inoltre, può evocare al suo cospetto creature che combattano per suo conto, seppur non disdegni affatto essere lei la creatura in prima linea.
Classe: A
Particolarità:Due anime in un corpo solo.
Un'anima divisa in due, e ora queste due parti sono indivisibili. Per quanto abbiano sviluppato la stessa forza di un'anima intera, continuano ad avere un legame inspiegabile tra di loro.
L'una e' l'opposto dell'altra, seppur non esista la purezza assoluta in nessuna delle due.
Hanno i poteri divisi in quanto ormai vengono identificate come due entità distinte, ma ciò non toglie che l'una riesca a sfruttare l'altra nel momento in cui cade in uno stato d'incoscienza.
Vi e' un tatuaggio sul fianco destro che compare nei momenti in cui vi sono emozioni violente che inondano l'animo di una delle due fanciulle. Esso e' rappresentato da una rosa fiammeggiante, quasi a voler simboleggiare l'ardere dei sentimenti.
Inoltre vi e' un secondo aspetto che viene assunto al perdere della ragione da parte delle fanciulle. Con esso, appaiono come degli esseri privi di emozioni, vuote, come bambole.
Nome: I don't know it °_°
Provenienza: Gallery DA di heise e feimo
Aspetto fisico
Un viso dai lineamenti delicati, che la fanno sembrare quasi un angelo. Le labbra non eccedono né in carnosità, né tanto meno in sottigliezza e possiedono un colore roseo che s'intona alla perfezione con i colori della sua carnagione ma senza andare nell'eccesso. Incastonati in quel volto così perfetto, si possono trovare un paio di grandi occhi dal colore argentato, penetranti, ma al tempo stesso che non si lasciano penetrare da nessuno, quasi fossero il muro che divide sé stessa dal resto del mondo. Molte volte questi scrutano in profondità, cercando di leggere gli animi altrui, di capire con che persona si trova a dover discutere. Inoltre essi trasmettono fierezza e un senso di selvaggio indomabile, ma a volte in essi si può vedere anche un velo di tristezza e angoscia che sembra non avere mai fine, questo succede nei pochi e rari istanti in cui abbassa la guardia altrimenti perennemente alzata.
Non e' sempre detto però che trasmettano solo tali emozioni. Bisogna pur sempre fare i conti con la parte più oscura di questa fanciulla, quella che solitamente rimane celata dentro alla mente. Quando quest'anima prende il sopravvento il colore degli occhi sembra divenire più sporco se paragonato all'originale, come se i crimini commessi vengano espressi tramite la loro tonalità. Incontrare i suoi occhi in quei momenti, vuol dire leggere un qualcosa di completamente differente, avere davanti una persona che non è la Jillian che tutti conoscono.
Desiderio di sangue, morte e sofferenza; al tempo stesso essi trasmettono anche promesse... infinite promesse di felicità, pace... tentatori, ecco cosa sono, tentatori di qualunque essere vivente che si perda in essi.
Il tutto e' incorniciato da dei lunghissimi capelli neri, con dei riflessi che hanno la stessa tonalità degli occhi, argentati. Sono tanti, lunghi, e setosi, ma perennemente raccolti in una coda o una lunga e pesante treccia, salvo per qualche ciocca ribelle che va a infastidire quel piccolo e dolce volto.
Non e' eccessivamente alta, e possiede un fisico snello e con le curve disegnate alla perfezione per quel corpo all'apparenza così fragile ma che alla fin fine si dimostra abbastanza resistente.
A partire dalla clavicola sinistra, ha un piccolo tatuaggio di un rosso acceso rappresentante un piccolo motivo floreale dai tratti eleganti.
Ha la pelle semplicemente perfetta, nessuna imperfezione che la sporchi, morbida e delicata come se fosse seta pregiata.
Nel complesso appare come una bambolina di porcellana tanto raffinata quanto delicata, tutto ciò va in netto contrasto con il carattere deciso e ribelle. Di fragilità, si può parlare solamente della sua psiche, se si riesce a trovare il suo punto dolente.
Solitamente indossa abiti maschili, poiche' lei stessa non sopporta quelli femminili che le risultano estremamente scomodi, l'eccezione vi è quando a guidare il corpo è la sua, letteralmente definita, anima gemella. Essa difatti tende a voler evidenziare la femminilità e i pregi di quel corpo di cui lei stessa tanto si vanta.
Per quanto nei modi di porsi possa apparire come un maschiaccio, le sue movenze hanno un che di sensuale e al tempo stesso felino.
Ha una voce che sa incantare chiunque la incontri, di natura melodiosa, ma al tempo stesso deciso. Quando canta sembra divenire una vera e propria dea di quest'arte, sa dare innumerevoli, infinite sfumature alla voce da poter fare invidia a chiunque.
Le sue ali, sono particolari, come se il colore che predomina la sua figura non voglia mai lasciarla. Grandi, con un'apertura alare che va intorno al metro e mezzo, se non addirittura i due metri. Maestose come quelle dei rapaci, hanno il colore della luna: un argento chiarissimo e che dona un forte senso di purezza alternativa, in quanto non si possa definire Lei come un modello da seguire in fatto di comportamento. Naturalmente, esse si tingono di nero nel momento in cui il sopravvento viene preso dal suo alter ego, volendo maggiormente evidenziare la differenza che intercorre tra le due, oltre ad una forte rivalità permanente.
Possiede un secondo aspetto, che assume nel momento in cui perde completamente la ragione. Esso la fa sembrare improvvisamente più grande nei suoi tratti. I suoi occhi da gatta si assottigliano assumendo un'espressione ancor più penetrante che la rendono un personaggio di aspetto maggiormente nobile; rispetto al primo aspetto essi sono più scuri, e un lieve trucco dal rosso acceso va a contornarli, un rosso che si può riscontrare anche sulle sue morbide labbra. La carnagione diviene diafana, e i lunghi capelli le ricadono sciolti sulle spalle in lievi onde dal colore argentato, e non si tratta di semplici riflessi, ma del suo effettivo colore.
Sulla fronte ha un disegno che vuole rappresentare tre petali di fiore di loto distaccati l'uno dall'altro.
Photobook del PG:
Abiti per quando combatte; Due; Tre;
Aspetto psicologico
“Tutti dicono che l'apparenza inganna, con te hanno tanto ragione quanto torto. Hai un viso dolce, con dei lineamenti così gentili da far invidia ai petali di rosa. Ma hai un carattere pari ai rovi che si trovano nei giardini abbandonati a sé stessi, con il magnifico fiore nascosto tra di essi, protetto così che nessuno lo colga. Sai essere crudele, vendicativa, scorbutica e maschiaccio... Ma dove inizia la realtà? Fino a dove ti copre quella maschera di assoluta diffidenza? Levati la maschera, torna ad essere la donna che saresti dovuta essere se gli avvenimenti non ti fossero caduti rovinosamente sulle spalle. Non dare mai a nessuno la soddisfazione di vedere la tua esistenza distrutta a causa loro, sii forte, e non farti condizionare... Sii forte, e abbi il coraggio di essere realmente te stessa.”
Testarda, schiva, acida... Questi sono solo alcune delle caratteristiche del carattere di Jillian, una ragazza dal temperamento deciso, mai insicura di sé, ma non per questo pecca in superbia, anche se a volte non lo si direbbe.
Non ha affetti, né desidera averne, non ripone la propria fiducia in nessuno.
Molte volte sembra quasi che non provi alcun sentimento, quasi li avesse riposti tutti in uno scrigno all'interno di sé stessa.
Tremendamente schietta, non le importa come dice le cose, o le situazioni in cui pronuncia le parole a volte mortalmente sincere, dice ciò che pensa fregandosene dei sentimenti altrui e della sua sorte.
Ha un orgoglio fuori dal comune, non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno né segue ordini, anzi al contrario li detesta. Per guadagnarsi un minimo di rispetto da parte sua ci vogliono anni e anni, a meno che non si compia un'azione o si dica qualcosa di eclatante.
E' facilmente irritabile, ma difficilmente la si vede realmente arrabbiata, anche se quando avviene il primo caso si potrebbe essere quasi sicuri che si sia adirata, ma se ciò succedesse realmente... perde completamente la ragione rischiando così di distruggere tutto ciò che la circonda, lasciando che i poteri che fino a quel momento teneva forzatamente sopiti in sé stessa si risvegliano nel modo più devastante che esista.
Non prova pena, un modo per vendicarsi del mondo stesso che non ha mai avuto pena per lei, non chiedere mai il suo aiuto se non hai nulla in cambio da darle, sarebbe solo fiato sprecato.
Una sua particolarità e' quella del non saper mentire, evita in ogni modo la risposta, tace completamente se non vuole dire la verità, ma non dirà mai menzogne.
Solitamente taciturna, non rivolge mai la parola a nessuno per prima, se lo fa e' solo perche' particolarmente infastidita da un determinato comportamento.
Detesta chi parla troppo, chi, come già detto, le da ordini, e chi si intromette nella sua vita cercando di capire cosa le sia successo in passato... se ciò succede inizia a porsi in modi tutt'altro che educati giungendo perfino a utilizzare un linguaggio molto scurrile.
Se le si lancia una sfida lei non si tira mai indietro e vi metterà tutta sé stessa per vincerla.
Semmai qualcuno riuscirà a rompere il guscio che lei stessa si e' creata, troverà un carattere del tutto differente... Ed estremamente protettivo.
Pronta a tutto, per le persone a cui tiene, cederebbe tutto ciò che e' a lei più prezioso pur di proteggere e rendere felice le persone a cui tiene.
Solitamente, quando si trova al culmine della sofferenza, che può essere dovuta a qualcosa che la ferisce tanto nell'animo, quanto nel cuore, il suo sguardo diviene vuoto, perso, vitreo, come se appartenesse a una bambola; in quei momenti, non sente, non percepisce nulla di ciò che le circonda, quasi fosse caduta in uno stato di trance, i suoi occhi spalancati non vedono ciò che la circonda, ma solo un mondo completamente tinto di nero. La si potrebbe torturare, massacrare, ma non sentirebbe nulla, l'unico dolore che riuscirebbe a percepire sarebbe quello dei rovi che le attanagliano il cuore, facendolo sanguinare in continuazione.
A volte, mentre combatte, sul suo viso affiora un sorriso che va in netto contrasto con quei lineamenti angelici che possiede, e' un sorriso che brama sangue, desideroso di procurare dolore e sofferenza negli altri... Difatti, e' proprio il suo lato sadico, che nel furore della battaglia esce fuori scatenandosi completamente. Questa sua caratteristica solitamente rimane celata, poiche' lei stessa la disgusta, ma ammette allo stesso tempo che nei combattimenti può tornare notevolmente utile.
Lei possiede due sole amiche, creature perennemente presenti nella vita di chiunque, ma di cui nessuno sembra ricordarsi la loro presenza.
Solitudine sei la mia compagna, Morte sei la mia promessa.
Le parole che cita lei nei suoi momenti più oscuri e bui, non teme la morte, anzi, e' un qualcosa che desidera, un qualcosa che sa, metterà fine a tutta quell'angoscia, quel dolore che si porta dietro da anni e anni. Ma, per quanto la brami, desidera al tempo stesso attendere che arrivi il momento in cui dovrà morire, senza calcare la mano, senza forzare nulla. Quando giungerà, giungerà, e lei, impazientemente l'attenderà. Nella sua ed estenuante attesa servirà la sua Dama offrendogli le vite lei stessa preleva dagli altri, come se fosse il Tristo Mietitore sceso in terra sotto le spoglie di una fanciulla sofferente.
Non sorride, non sorride mai perché e' divertita, perché le viene dal cuore, i suoi sorrisi sono diretti ad essere soprattutto come forme di sarcasmo, un modo come un altro per irritare le persone, per rendersi antipatica nei confronti altrui. Perché e' questo che vuole, non avere nessuno accanto, nessuno che ficchi il naso negli affari suoi, nessuno che provi compassione, pietà, pena, per lei. Il passato, le emozioni che prova sono un qualcosa che le appartiene in esclusiva.
Nessuno può fare nulla affinché lei torni ad essere la fanciulla di una volta; questa e' Jillian, non esiste più la ragazza timida, ma sempre pronta a sorridere, quella che litigava con le bambine della sua età, per poi starsene a giocare con i bambini... E' tutto scomparso.
Forte ma fragile... Forse e' questo il modo per descriverla in modo definitivo.
Dolce la ragazza vero? Dolce, fragile... Ma vuole dimostrare di essere il perfetto contrario... La trovo così deliziosa, e lei per questo mi odia... Odia il fatto che ci sia qualcuno che si trovi nella sua testa a prescindere dalla sua volontà. Poi, vabbe', ci sono anche altri motivi che ora non starò qui a spiegarvi.
Mi presento se qualcuno non avesse ben compreso chi sono. Il mio nome è Jill, e sono quello che in molti definirebbero un alter ego dell'originale, peccato che qui non vi sia originale o fasullo, finto o vero, esistiamo entrambe, siamo entrambe creature reali.
Io e lei, due anime divise che un tempo condividevamo lo stesso corpo. Io sono nata per mantenere la pura innocenza di una bambina che stava per raggiungere le soglie del male, e rischiava di divenire un angelo nero a tutti gli effetti.
Quindi, come potete ben intuire io racchiudo tutti quegli istinti che venivano classificati come maligni, io lo definisco molto più semplicemente “divertimento macabro”. Cosa c'e' di male d'altronde nel divertirsi sulle sofferenze altrui? Insomma, meglio perdere un po' di sangue e ritrovarsi con qualche parte del corpo in meno piuttosto che soffrire emotivamente no? Poi ho anche sentito dire che i bagni di sangue fanno bene alla pelle, in questa maniera fanno anche qualcosa di altruistico una volta tanto. Voi direte: allora visto che ti piace tanto il sangue perché non usi il tuo?
La risposta e' semplice: perché devo farmi del male? Io odio il dolore, senza contare che rischierei di lasciare segni sulla mia pelle, e le cicatrici, diciamolo, non rendono l'aspetto di una persona migliore.
Poi, mmmhm, ah sì! Un'altra cosa che amo è passare il tempo in feste e festini, là c'e' molta gente con cui “giocare”. E' divertente vedere come i maschi si lasciano andare non appena una ragazza inizia a fare la carina con loro... Sembrano quasi dei pesci lessi, sì, penso che sia il termine più adatto per descriverli.
Basta indossare abiti che evidenzino le forme e muoversi sinuosamente intorno a loro e si lasciano andare.
La danza, e' un qualcosa di meraviglioso, riesco ad esprimermi appieno attraverso essa, la danza e il canto... Io e Jilly possediamo queste due dote artistiche che con il tempo si sono sviluppate maggiormente, seppur lei non ne faccia mai uso, o almeno quasi.
Al contrario di lei, inoltre, sono molto paziente, seppur non sia infinita, difatti basta che qualcuno deturpi il mio corpo anche solo con un graffio, oppure mi definisca come una semplice doppia personalità per farmi scattare e farmi esternare il lato peggiore di me.
Farmi arrabbiare e' la cosa peggiore che si possa fare, non controllo più in nessun modo i miei istinti sanguinari e desidero solo fare a pezzi la persona che ha osato rivolgermi quelle parole.
Background
Sogno o realtà?
Vita o morte?
Luce o oscurità?
L'eterna domanda di ogni essere vivente. Questi bivi vengono posti sin dalla nascita,impongono alle creature nasciture di fare delle scelte.
Non so quale sia la scelta migliore, insomma, qualunque essa sia alla fine rimani fottuto.
Di solito la gente ci mette molto a capirlo, altre volte, non lo capisce proprio.
L'essere vivente ha libero arbitrio su tutto, può prendere qualunque decisione relativa ad ogni suo passo nella vita, a volte può addirittura decidere come morire!
L'unica cosa in cui non abbiamo libero arbitrio, e' se esistere o meno, quello viene imposto in maniera quasi brutale. Insomma, perché non possiamo decidere di non esistere, ma possiamo decidere se far del male, o del bene, se far vivere o meno...
Se avessi l'opportunità di fare una scelta simile...be', io avrei scelto di non esistere.
Lo scorrere del tempo e' differente in questo mondo rispetto a quello degli esseri umani. Forse al tempo la terra non esisteva ancora, o forse sì.
Fatto stava che la battaglia tra Dio e Lucifero vi era già stata, e quindi si era anche andata a creare la divisione tra Angeli Neri, Decaduti e Bianchi. Fu dopo questa guerra che una coppia di Angeli, entrambi decaduti, iniziarono a frequentarsi, non più come una sorta di soldati, ma come due persone “normali”.
Era incredibile come potesse nascere un sentimento come l'amore tra due creature così diverse e contrastanti nei caratteri, forse, fu grazie alla fanciulla che sembrava voler accettare il carattere della persona che amava... fatto stava che ben presto fu ufficiale che divennero compagni per la vita.
La vita tra di loro scorreva tranquilla, con gli alti e bassi dovuto allo scontro tra le due personalità così differenti, ma,nulla di anomalo in una coppia come la loro.
Tutto cominciò a cambiare quando la fanciulla rimase incinta.
Non sarebbe mai dovuta accadere una cosa del genere, lei non avrebbe potuto a causa di una maledizione che aleggiava sui novelli sposini... Eppure ciò accadde,quasi quella creatura fin da piccolo embrione possedesse una forza fuori dal comune, oppure, il tutto derivava da una forza che possedeva la madre?
Quest'ultima opzione non venne mai presa in considerazione, e dal momento in cui la creaturina venne alla luce, tutti la guardavano con sospetto e a volte una paura sprezzante, come se lei fosse un piccolo mostriciattolo che di lì a poco sarebbe diventata una creatura dalla forza spaventosa e divoratrice di ogni essere vivente.
L'unica persona che sembrava voler credere in lei e nella sua purezza, l'unica persona che la difendeva e si prendeva cura di lei proprio come una vera madre, lei, e un altro ragazzo dagli occhi innaturalmente blu.
Queste due figure furono degli elementi essenziali per la sua crescita, fisica, emotiva e psicologica. Una madre e un fratello maggiore acquisito... nonostante i problemi con il padre, si sentiva comunque la persona più fortunata del mondo, certo, non poteva nascondere l'odio crescente nei suoi confronti; una costante del suo carattere e' sempre stata quella dell'essere molto protettiva nei confronti delle persone che amava, e anche molto sensibile alle emozioni altrui.
Quando non stava a casa poteva perfettamente fingere di avere una vita più o meno normale, fingere che nessuno la considerasse un demone, fingere di avere una famiglia unita, ove tutti si amavano.
I pomeriggi trascorsi più volte in maniera spensierata come ogni bambina doveva fare, seppur dentro di sé fosse cosciente che non era affatto così, tuttavia, aveva il suo amato fratellone che alimentava i suoi sogni...erano molto uniti, e lei aveva piena fiducia in lui. Era infatti con questo ragazzo che, nei momenti di maggiore tristezza si lasciava andare, rivelando tutto ciò che le opprimeva l'animo. Lui stava lì, e ascoltava con pazienza ed attenzione ogni parola, per poi stringerla in un forte abbraccio e coccolarla, donando quel calore e conforto che non sempre poteva essere trasmesso dalla madre in quanto era difficile che raccontasse ciò che le pesava sul cuore.
Peccato che lui non potesse vivere nella sua stessa casa così da alleviare i suoi dolori emotivi nel momento in cui sentiva i genitori litigare; era praticamente una routine serale.
Dopo cena infatti, la madre la prendeva tra le sue braccia, coccolandola e sussurrandole parole dolci e ricolme di amore materno. La piccola poggiava il capo sul suo petto lasciando che quel dolce movimento la rilassasse fino a farle chiudere gli occhi e addormentarsi.
Allora, la madre la portava nella cameretta, non era molto grande e aveva l'arredamento essenziale per renderla accogliente. Il corpicino veniva dolcemente posato sul letto, e le coperte rimboccate. La donna sedeva accanto a lei, carezzandole i capelli ondeggianti e di un argento scuro e luminoso mentre le cantava con dolcezza una dolce ninna nanna, come se volesse assicurarsi che la piccola continuasse ad avere un sonno privo di incubi e completamente staccato dalla realtà. Quando era certa di ciò, usciva dalla stanza, chiudendo dietro di sé la porta, lasciandola così da sola con i raggi di luna che entravano nella stanza a illuminarla o, nei giorni di pioggia, in compagnia dello scrosciare continuo dell'acqua. Ogni sera si ripeteva sempre questo stesso rituale, ed ogni sera, quando la donna usciva dalla stanza, nell'arco di qualche minuto iniziava a discutere con il compagno, e le discussioni degeneravano sempre in liti. Le urla, seppur contenute ed attenuate dalla porta e dalla distanza rispetto alla stanza della bambina, la raggiungevano comunque, destandola dal sonno e lasciandola scossa ma soprattutto infelice tanto da farle lacrimare gli occhioni argentati.
Come potevano aspettarsi che dentro quella piccola anima non nascessero sentimenti che d'innocente avevano ben poco? La sofferenza, il dolore provocato da altre persone porta sempre e inevitabilmente a un unico sentimento odio...
Tale opportunità però non mi e' mai stata offerta, e ora mi trovo qui, a vivere insieme ad altre migliaia e migliaia di creature diverse da me, mi sono arresa, perché non potevo far altro se non questo... come posso combattere contro il fatto di esistere? Insomma, e' impossibile, fare la statua e fingere di non avere un'anima, oppure tentare di ammazzarmi...ho pur sempre un'anima, e quell'anima e' il contratto eterno con l'esistenza.
A questo punto, visto che sono stata intrappolata in questa rete, vorrei avere perlomeno la scelta di non provare sentimenti...ma cose così astratte, così legate alla propria anima, queste non sono cose che si possono scegliere.
Scegliere, nella vita si possono scegliere tante cose, ma non si può scegliere di provare o non provare determinati sentimenti, non si può scegliere di non pensare a determinate cose. Di ciò, si può scegliere solo come usare sentimenti e pensieri per lo svolgimento della propria vita...e io...ho sempre Sbagliato...
I sentimenti sono difficili da controllare anche per gli adulti, quindi, per una bambina che ha appena raggiunto l'età dei otto anni, e' praticamente impossibile; a otto anni non si concepisce l'idea di autocontrollo, si e' molto più semplicemente schietti. Non esiste nessuno di più sincero come i bambini, e lei, per quanto riguardava l'ostilità nei confronti del suo stesso padre, non faceva eccezione. Più i giorni passavano, e più lo odiava, iniziando a covare anche desideri come la scomparsa definitiva dell'uomo.
Il suo animo si stava oscurando, e lei stava perdendo quella purezza sacra per creature così piccole e di indole naturalmente innocente. Se avesse continuato a quel modo, da Angelo Decaduto quale era, sarebbe divenuta definitivamente un Angelo Nero.
Questo genere di mutamento nel suo animo, questi sentimenti, non si potevano celare all'occhio della madre che, preoccupata, non tardò a cercare un modo per evitare che ciò accadesse. L'ultima cosa che desiderava, era vedere la figlia perdere tutta la sua umanità a causa dello stesso uomo di cui lei era ancora perdutamente innamorata.
Fu così che iniziò a fare delle ricerche chiedendo consigli a maghi, altri angeli, demoni e consultando libri di ogni tipo: dalla magia bianca a quella nera, fino alla negromanzia sperando di poter trovare qualcosa di utile.
Passarono mesi prima che riuscisse a trovare qualcosa... ma quel qualcosa non era scritto solo in un libro, ma era l'insieme di nozioni che aveva appreso tramite le sue ricerche. Ciò che sarebbe stato fatto non le piaceva, ma si sentiva in dovere nei confronti della figlioletta e dell'integrità del suo stesso essere.
In quell'arco di tempo, aveva al tempo stesso iniziato a far meno caso a ciò che le succedeva intorno, chiedendo all'unica persona di cui si fidasse in tal campo, di prendersi cura della piccola, accudendola e cercando di farla stare a suo agio. Fu anche grazie a questa richiesta se tra i due nacque un legame ancora più forte e solido. Nonostante le mancasse la madre, ne risentiva molto di meno grazie alla presenza di una persona così benvoluta.
Venne poi il giorno in cui la donna decise di applicare questa sorta di “cura dell'anima”.
Era complesso, non tanto per il rito in sé, ma per l'energia che lei avrebbe dovuto incanalare, e soprattutto, per ciò che avrebbe sentito la bambina.
Il rituale si doveva tenere non sul mondo fisico, bensì, su quello astrale, quel mondo, o meglio, quella dimensione, ove viene proiettata l'anima degli esseri viventi. Per la donna non fu la prima volta, ma per la bambina sì, tanto che la dovette aiutare dandole delle precise indicazioni. Chiudere gli occhi, isolare la mente dal resto del corpo, ed avere piena consapevolezza non tanto del mondo fisico, quanto delle sensazioni astratte che ti circondano. Concetti non del tutto semplici per una bambina, ma, dopo vari tentativi, dal corpo dell'interessata si alzò quello che poteva essere perfettamente scambiato per un fantasma. Etereo e dai contorni non perfettamente definibili, ora volteggiava al di sopra dei corpi e del mondo fisico accedendo all'interno di quello che ai suoi occhi poteva essere definita una dimensione affascinante, e sicuramente migliore di quella in cui viveva. Non avere il corpo, non solo la faceva sentire più leggera, ma la privava anche di tutte quelle sensazioni scomode e proprie della fisiologia di un corpo fisico. Anche il suo cuore appariva molto più leggero, quasi avesse lasciato in quel corpo tutte le brutte cose che la stavano cambiando in modo drastico.
Almeno, questa fu la sensazione iniziale, poiche' bastarono pochi minuti per rammentarle ciò che provava realmente e far gravare su quella fragile forma con una forza maggiore. Era solo un corpo spirituale, per questa ragione risentiva maggiormente delle emozioni che provava. Non sapeva cosa avesse in mente di fare la madre, sapeva solo che sarebbe stato un qualcosa che l'avrebbe fatta stare meglio. Si fidava, sapeva che sarebbe stato così.
Le mani delicate della donna sfiorarono il suo viso, baciandole poi con tenerezza la fronte mentre le sussurrava parole rassicuranti, poi si allontanò, e chiuse gli occhi. Sul suo viso si poteva veder disegnare, mano a mano, sempre più una maschera di pura concentrazione, intorno a lei si creò un cerchio contente i simboli arcani della magia stessa, il suo essere etereo divenne mano a mano tanto definito da apparire solido. Portò le braccia in alto, raggiungendo l'altezza della spalla così che fossero parallele ad essa. Una cantilena si levò dalle sue labbra mentre un cilindro di luce si formava intorno all'anima della bambina. Ella riverse la testa all'indietro, entrando improvvisamente in uno stato d'incoscienza; nonostante il corpo di per sé fluttuasse, si notava che in quel momento era completamente abbandonato al potere che lo stava circondando. La cantilena si fece sempre più forte, e la luce accecante ora, più che avvolgere, sembrava trapassare la bambina come se fossero conficcate in quel piccolo e delicato corpicino. Mano a mano il cilindro si allargò, per poi sdoppiarsi mentre delle grida strazianti ruppero l'armoniosità dell'atmosfera presente. Non aveva nulla di umano quella voce.
Un dolore atroce stava attraversando la bambina, un dolore che sembrava volerle strappare l'anima... quando esso cessò...calò un silenzio agghiacciante, la luce lentamente si attenuò, sino a tornare alla luminosità normale. A peso morto ora fluttuavano due corpi identici, neanche per lei era semplice distinguere quale delle due fosse “l'originale”, sempre se si potesse fare una distinzione simile.
Tutto ciò che aveva fatto era stato separare la parte più inquinata dell'anima della creatura, da quella più pura, creando così due anime. Quando tornarono sul piano fisico, queste due anime andarono a condividere lo stesso corpo, e su di esso impresse un sigillo affinché il lato più oscuro non potesse prendere il possesso del corpo fisico con facilità. Non era in suo potere vietargli completamente una cosa simile, ma aveva intenzione di dare sempre e comunque un forte vantaggio a quell'anima messa in salvo dalla dannazione eterna.
Le anime, sono un qualcosa che può essere definito quasi indistruttibile, si rigenerano con una facilità impressionante, ma, le ferite inferte su di esse sono più dolorose delle ferite fisiche.
Sentire la propria anima essere strappata, spezzata in due...e' un dolore difficile da definire. Nel mondo fisico posso assicurare che non esista nulla di peggio.
Se chi compie tale gesto, sa cosa sta facendo, dopo, potresti ricevere solo un forte sollievo dai sentimenti che son pesati sul tuo cuore.
I miei errori venivano puniti con quell'unico gesto...ne avevo compiuti tanti, tantissimi, ma, ve ne era uno che superava tutti, l'errore più grande di tutta la mia esistenza.
Perché ci e' stata donata la vita se poi non possiamo gestirla a nostro piacimento. Non possiamo prendere tutte le decisioni, non abbiamo un controllo così pieno della vita...una volta ero convinta del contrario, ero convinta che bastasse dimostrare di essere brave persone per essere accettati e poter vivere al meglio.
L'unico libero arbitrio che esiste, e' quello della vita sul piano fisico e sul relazionarsi con le altre persone, ma, esso finisce ove inizia quello di un'altra persona.
Sapete che vi dico?
Vorrei andare là, incontrare chi mi ha incontrato a fargli un discorsetto, perché lui si sta divertendo con noi, ci sta usando come le sue bamboline da manovrare....e io odio essere manovrata...noi odiamo essere manovrate...
La vita sembrava aver ripreso una parvenza di normalità, seppur gli scontri notturni tra i genitori di quella piccola famiglia continuassero. Nonostante ciò, la bambina sembrava risentire meno delle loro liti.
Crebbe ancora, divenendo una giovane adolescente dall'aspetto squisito: i lineamenti erano ancora infantili, ma cominciavano ad avere qualcosa di maturo; i suoi occhi argentei scrutavano con attenzione tutto ciò che la circondava, sembrava analizzare tutto e tutti, inoltre, erano molto arguti e più intelligenti e maturi rispetto all'età che possedeva; il corpo iniziava a svilupparsi, e le prime forme iniziavano a farsi notare; i capelli ora le ricadevano lungo la schiena e sulla spalle lisci, neri, con dei riflessi argentei.
Nonostante già da allora fosse attraente e dalle movenze feline e molto femminili, lei manteneva un carattere decisamente mascolino. Odiava stare con le ragazze della sua età, considerandole troppo frivole ed indifese, soprattutto per il genere di attività che amava condurre. Più il tempo passava, e più andava amando le risse e la confusione in generale che si creava nel momento in cui stuzzicava troppo le persone.
Si era stufata di comportarsi da brava ragazza, lo aveva fatto, si era impegnata fino in fondo cercando in tutti i modi di convincere le persone che conoscevano la sua storia che non era un mostro, ma solo un'eccezione, un caso fortunato per la madre. Ora, voleva semplicemente comportarsi come le diceva l'istinto... lasciandosi completamente andare. Fu così che si scoprì che aveva un indole rissaiola e molto irritabile, seppur nei confronti delle persone di cui si fidava continuava a mostrare il meglio di sé.
Fu grazie a queste risse da taverna che imparò la difesa e l'attacco fisico, perfezionando successivamente il tutto grazie al “fratellone”. Passare a quel modo il tempo con lui l'aiutava a svuotare la mente da tutti i pensieri, levando temporaneamente quei sentimenti negativi che le facevano compagnia in ogni istante della sua vita.
L'odio che provava nei confronti del padre, nonostante il rito della madre continuava a esistere, ma i desideri di sangue si attenuarono.
Ora che era diventata una giovane adolescente, si trovava più volte a scontrarsi con il proprio genitore nel vano tentativo di convincerlo a comportarsi, almeno nei confronti della sua compagna, in modo differente...voleva semplicemente che fosse gentile nei suoi confronti, e che tornasse ad amarla come aveva fatto prima della sua nascita. Era fiato sprecato, ma lei sperava, ogni giorno sperava di riuscire a smuovere qualcosa...in modo lento, ma di riuscire comunque a fare qualcosa.
C'è un detto: la speranza è l'ultima a morire... Non esiste detto più vero, però, e' anche quella che ti fa stare male, quella che ti illude di un qualcosa.
Sperare fa male e, solitamente, e' anche inutile.
Sperare è stato, per la mia anima, un nutrimento indispensabile, paragonabile alla droga... ne ero assuefatta e mi ha distrutto interiormente.
Ho sperato fino all'ultimo, ma alla fine mi sono dovuta arrendere...l'ho fatto troppo tardi per godermi i miei ultimi momenti.
La mia vita e' stato un continuo sbaglio, un continuo pentimento, e ora, continuo a vivere pagando per i miei errori e per il dolore che, involontariamente, ho causato.
Ho sperato, ho combattuto sperando di vincere, e invece ho perso.
Quattordici, quattordici erano gli anni della ragazza, quattordici erano gli anni in cui viveva insieme al costante odio da parte del padre, e la diffidenza da parte degli “amici” di famiglia.
Avevano sempre guardato con sospetto lei, ma avevano continuato a frequentare i genitori. Silenziosi, non alzavano mai un dito per prendere le parti dell'una o dell'altro, rimanevano a disparte, ma si nutrivano comunque su quella che loro chiamavano “amicizia”. La ragazza non li sopportava, e girava al largo da loro ogni volta che essi facevano irruzione nella loro casa, rifugiandosi nella piccola e accogliente villa del fratello acquisito.
Lui, nonostante fosse cresciuta, la trattava sempre con la stessa dolcezza con cui la trattava quando era una bambina, e questo le faceva piacere... ne sentiva sempre un forte bisogno.
Fu in uno di questi giorni che, rientrando tardi a casa di sera, il padre la riprese rimproverandola del suo comportamento. Forse, se fosse stato un genitore diverso, forse se avesse accettato le critiche da parte della ragazza sul comportamento che teneva nei confronti della madre, lei avrebbe reagito in tutt'altro modo ignorandolo, oppure, ancor meglio, limitandosi a scusarsi. Ma così non era, ed ogni scusa era buona per sfogare la rabbia che provava nei suoi confronti...quel giorno la lite si protrasse per ore, si passarono su vari argomenti, colpendo più volte il comportamento della ragazza. Le voci si alzavano, e loro erano al momento soli in casa.
Dopo parecchio tempo che i due si urlavano contro arrivando persino ad insultarsi l'uomo iniziò a toccare un argomento che per la figlia era tabù.
Sparlare della madre, insultarla poteva essere definito uno degli atti più gravi per la fanciulla in quanto la riteneva una parte fondamentale della sua giovane vita.
Mi ricordo in modo fin troppo vivido quel giorno. Un giorno che segnò per sempre la mia vita...
Ero rientrata appositamente tardi a casa in quanto molte volte i cosiddetti “amici” di mamma e papà tendevano a fare le ore piccole a casa nostra. Io non volevo trovarmi sotto lo stesso tetto di quelle persone disgustose, mi bastava la sola presenza di mio Padre, sempre se così io lo possa definire. Lui sapeva come la pensavo, ma nonostante ciò al mio rientro, quasi fosse una scusa più che plausibile per una lite, si attaccò a questa mia manchevolezza negli orari.
Mi guardava con quei suoi occhi neri come la notte, profondi, tanto che sembravano volerti inghiottire l'anima stessa. Quando i suoi occhi si posavano sui miei, ciò che leggevo era disprezzo, odio, rabbia repressa... repulsione...ed erano sentimenti che io stessa avevo imparato a provare nei suoi confronti. Quella sera mi stava rimproverando con tutti quei sentimenti più accesi del solito, e naturalmente doveva sfogarsi su di me. Se fosse stato un vero padre con ogni probabilità avrei reagito in tutt'altro modo, ma non con lui... lui... lui m'istigava, mi faceva solo desiderare di rispondergli, umiliarlo, farlo a pezzi emotivamente proprio come lui faceva con me e la mamma.
Sbraitava più gli rispondevo per le rime, più lui mi sbraitava contro, urlando con un tono di voce crescente...una cosa che ho sempre odiato, le urla...mi entrano nella testa e sembrano non voler più uscire. Dentro di me sembrava essere in procinto di nascere un fuoco. Iniziò ben presto a insultarmi pesantemente, ma non cedetti, non volevo che mi vedesse travolta dalla rabbia dovuta alla mancanza di rispetto nei miei confronti. Voleva pungermi nell'orgoglio, per poi farmi fare delle mosse azzardate, lo sapevo, voleva sempre farmi passare dalla parte del torto, per quella stronza figlia ingrata. No, non volevo concederglielo, o almeno, ne ero convinta almeno fino a quando non iniziò a prendersela anche con mia madre. Lei, lei per me era una persona intoccabile... rappresentava la mia vita, era colei che me l'aveva donata, colei che mi aveva sempre protetta nonostante tutto, colei che più di tutti meritava il rispetto e lui stava commettendo il terribile errore di mancarle di rispetto, d'insultare il suo nome. Sentivo il sangue salirmi al cervello, il corpo essere scosso da continui tremiti quasi fossi percorsa continuamente da scosse elettriche. Senza che me ne rendessi conto le mie unghie affondavano, scavando, dentro alla mia carne, lasciando che le gocce di sangue cadessero sul pavimento e lo macchiassero della mia linfa rossa.
I miei occhi lo scrutavano con attenzione, quasi stessi calcolando ogni sua mossa. Lui continuava a urlare, ma io ormai non rispondevo più, lo fissavo mentre la mia mente stava iniziando ad andare in tilt...fu in quel momento che sentii una voce, sembrava la mia coscienza e ripeteva sempre lo stesso ritornello...
“Lasciati andare, lascia andare i tuoi istinti... Vuoi farlo stare zitto, vuoi sentire il suo sangue sgorgare via dal suo corpo mentre la vita lo lascia, fluisce via come la sua stessa linfa....”
I muscoli si rilassarono, mentre i miei occhi si svuotarono di ogni emozione, i bracciali che indossavo si trasformarono in un pugnale semplice, ma dannatamente affilato e letale... Lui, non se ne rese neanche conto, troppo occupato a dar voce ai suoi pensieri.
Veloce, la lama sibilò fendendo l'aria con violenza trapassando le carni e lasciando che il sangue sgorgasse abbondantemente al di fuori della ferita che avevo appena inferto. Era caldo, rosso vivo... segno che avevo preso un'arteria. Di lì a poco la morte sarebbe giunta, con lo stesso ritmo con la quale il sangue sgorgava via. Percepii un brivido di piacere ed eccitazione percorrermi le membra, e un peso che si alleviava dal mio cuore.
I miei occhi risalirono, desiderosi di vedere l'espressione che aveva assunto ma, ciò che trovai davanti mi lasciò interdetta, perplessa... ed infine...spaventata...
Urla continue, le si potevano sentire per tutto il quartiere in cui viveva la famiglia.
La luna era alta nel cielo, e fu inevitabile che tutti si svegliarono udendo le voci che si contrastavano a vicenda.
Quelle stesse urla, giunsero anche alle orecchie del ragazzo dagli occhi color zaffiro, e la donna che aveva donato tutta sé stessa alla propria figlia. Entrambi incuriositi si diressero verso il luogo ove si stava svolgendo la lite, entrambi, rimasero inizialmente a disparte, senza intervenire, sapendo che si sarebbe consumata molto presto, come tutte le sere.
Ma qualcosa non andò come tutte le altre volte. L'interlocutore della ragazza non se ne accorse, troppo preso a insultare le persone che la sua “avversaria” amava, ma gli altri due protagonisti, se ne accorsero anche in modo fin troppo velocemente.
La donna trattenne il fiato quando vide uno strano lampo di luce negli occhi della fanciulla, da vuoti, si erano scuriti, quasi si stessero sporcando dell'oscurità, infine, il riflesso di luce di un oggetto metallico, e uno sguardo feroce negli occhi della ragazza. La madre non ragionò, si lasciò andare all'istinto frapponendosi fra l'arma e il suo amato compagno. Una fitta percorse il suo corpo, mentre sentiva un qualcosa di caldo inumidirle i vestiti. Guardò per lunghi istanti la ragazza, che nel mentre sembrava essere riuscita a riprendere il controllo di sé stessa e ora la guardava in un misto tra il stupore e terrore. Un tenue sorriso si dipinse sulle labbra della ferita mentre sentiva le forze fluire via insieme alla sua stessa vita. Lentamente si lasciò cadere a terra, le gambe non la sorreggevano più, e l'uomo che fino a poco tempo prima le stava dietro, dopo aver sussurrato qualche parola di disprezzo aveva lasciato la stanza come se nulla fosse successo.
Il ragazzo invece, rimase immobile sulla soglia... il suo viso una maschera perfetta che impediva alle emozioni di essere espresse...
Il terrore, lo sconcerto e l'orrore mi assalirono come se fossero dei predatori affamati.
Il corpo che avevo offeso non era quello di mio padre, bensì, quello di mia madre.
Lasciai la presa dal pugnale, come se potesse contagiarmi, e mi guardai le mani inorridita: erano sporche del suo stesso sangue.
Un paio di passi indietro, mentre la guardavo, guardavo il suo corpo divenire sempre più bianco, in contrasto con il lago di sangue che si stava formando sotto la sua figura longilinea. Ero immobile, temevo anche solo di sfiorarla, temevo di accelerare il processo della morte. Sentivo il respiro venire mozzato, mentre cadevo in ginocchio accanto a lei.
Sussurravo continuamente il suo nome, la pregavo di non lasciarmi...
I miei occhi si alzarono mentre andavo a cercare qualcosa, un qualsiasi cosa che l'avrebbe fatta guarire... i miei occhi caddero su di lui, lui mi aveva sempre aiutata, perché non doveva farlo anche ora? Quell'espressione era sicuramente per l'atto che io stessa avevo compiuto, ma, l'avrebbe aiutata. Ne ero certa.... fino a quando i nostri occhi non s'incontrarono. Tutto ciò che lessi fu una sorta di soddisfazione mista al divertimento, era come se...se ci deridesse... Rideva, rideva sotto i baffi di ciò che era appena accaduto.
Urlai, urlai disperata verso di lui chiedendogli aiuto, urlai tanto, talmente tanto che le mie corde vocali ben presto iniziarono a bruciarmi, la mia voce era tremante e si stava assottigliando sempre di più.
Alla fine lo vidi avvicinarsi a me, si chinò e mi abbracciò con tenerezza come se mi volesse donare conforto. Quelle erano le braccia che avevo sempre amato, quelle stesse braccia che mi avevano sempre protetta e confortato.
Molte parole vennero dette, ma nessuna mi portò alcun conforto, anzi, aiutarono la mia anima a sprofondare sempre più nella disperazione assoluta. Mi baciò la fronte, lasciandomi infine sola con il corpo ormai senza vita di mia madre e io... io non ero né morta, né viva... ero come una bambola...non provavo più niente.
Caddi in una sorta di coma per giorni e giorni. Il corpo era stato rimosso, ma, mi avevano lasciato in quella stessa stanza non curandosi affatto di me. Quando mi ripresi, tutti mi guardavano con disprezzo, mi definivano assassina, essere ignobile e come potevo dargli retta? Addirittura c'era chi voleva massacrarmi, uccidermi proprio come avevo fatto con mia madre, ma il mio corpo si muoveva senza che io lo desiderassi, era come se non fossi io a controllarlo ma qualcun altro. Vi misi molto tempo a comprendere cosa mi stesse succedendo.
Se ero ancora viva, se non avevo riportato alcuna ferita, ma avevo massacrato io molte persone era solo perché vi era qualcun altro che controllava il mio corpo....Vero Jill?...
La tua fragilità ti e' costata cara, tanto a te quanto a chi ti circondava mia carissima gemella. Ma devo ringraziarti se ho avuto modo di assaporare la piacevolezza di poter guidare un corpo, di essere realmente viva e non solo una tua ombra.
E' stato un periodo magnifico sai? Certo, poi e' finito tutto, ma e' durato abbastanza da farmi decidere di tornare. Ma, anche se non avrò il controllo del corpo che condividiamo, ho deciso che diverrò il tuo incubo peggiore, sarò la tua coscienza, la coscienza che ti tenta nello spargere il sangue, la coscienza che ti tenta nell'uccidere con ferocia e senza pietà. Ah! Devo dire anche un'altra cosa, e' interessante l'aspetto che assumiamo quando una di noi perde il lume della ragione e' molto più forte, quasi riuscisse a incanalare al meglio i poteri che possediamo, ma al tempo stesso, e' complesso da gestire. Tu ad esempio non riusciresti mai, sei troppo instabile...
Ora devo lasciarti sorellina cara, anche io ogni tanto ho bisogno di riposare sai?
A presto, ti voglio bene...
La vita continuò comunque per entrambe le fanciulle, costrette a una stretta convivenza in quello stesso corpo. A volte la parte più oscura riusciva a prendere il sopravvento sull'altra creando confusione e scompiglio. Più volte la ragazza fu costretta a cambiare paese, città a causa del subbuglio creato.
Ora, e' giunta alla Douglas, non sa neanche lei come, ma, dalla fama che possiede tra gli esseri speciali, sa che avrà modo di rimanere più a lungo in quello stesso posto, anche in caso di imprevisti.
"Amare vuol dire per me soffrire, perdere tutto, provare ogni istante lancinante dolore.
Amare, dovrebbe essere un sentimento positivo, un qualcosa che ti riempie il cuore di gioia e di certezze.
Amare per me vuol dire temere di essere tradita, provare dolore e perdere, oppure cercare disperatamente in una persona che dovrebbe provarlo nei miei confronti, e ricevere invece semplicemente disprezzo, odio, indifferenza.
Amare, il sentimento che tutti dovrebbero provare, il sentimento che tutti dovrebbero condividere insieme alla fiducia, ma io temo entrambi, e ho paura di distruggere ancora una volta tutto ciò che mi circonda come ho già fatto.
L'amore insieme alla fiducia sono i sentimenti che più di qualunque altri io temo e me ne tengo a distanza, come mi tengo a distanza da esseri umani e vampiri facendomi odiare come se fossi la peste.
E' la mia soluzione, mentre aspetto che la Signora Morte mi accolga tra le sue fredde spire con impazienza..."
Un canto triste viene trasportato dal vento,
un canto dalle note strazianti che raccontano una triste storia,
quel canto ha il potere di trasportare nella suo dolore anche chi lo ode.
Uno strazio che viene ancora vissuto all'interno dell'animo di una fanciulla che non e' più tale.
Uno strazio di cui solo gli elementi portano ancora memoria, oltre i protagonisti di quella tragedia.
I sentimenti vengono messi da parte per lasciar trapelare solo il peggio di sé stessi.
Una donna che ha perso l'unica creatura che l'abbia accettata per ciò che era, e che non aveva odiato neanche nel momento in cui era stata trafitta dalla prima.
Un dolore che sembra voler vivere fino alla fine della vita della donna-fanciulla.
Ascolta il suo richiamo, e accettala tra le sue braccia Regina di tutti noi.
Questa e' la mia storia, il mio passato, che mai dentro di me potrà essere cancellato, ma di cui solo poche persone sono a conoscenza.