My Sweeth Arcadia ~

Jillian Kleen

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LadyFlame ~
view post Posted on 14/4/2010, 13:22




Generalità
Nome e cognome: Jillian Kleen - Jill Kleen
Data di nascita: Sconosciuta
Età: Sconosciuta
Sesso: Femmina
Nazionalità: Non si e' mai riuscito a stabilire il luogo esatto, si presume comunque che sia nata in qualche terra Asiatica
Stato Sociale: Si presume che sia nobile, seppur non faccia uso delle ricchezze che potrebbe possedere.
Razza: Angelo Decaduto
Poteri: Jillian: Ha il potere della manipolazione di qualsiasi lega: ferro, acciaio, oro, argento... tutti, nessuno escluso neanche quello che scorre dentro alle nostre stesse vene. I lunghi anni di vita le hanno consentito di affinare la sua abilità a tal punto. In più, la sua mente e' una vera e propria fortezza, cercare di penetrarla vuol dire andare a cercare di ferirsi gravemente la propria mente e psiche in quanto ha posto delle difese che, se forzate, hanno anche la funzione di attaccare.
Jill: Le ferite che le vengono inferte, possono essere "trasportate" all'anima della sua gemella, così che quando essa ritorni ad avere il possesso del suo corpo, esso sarà martoriato. Inoltre, può evocare al suo cospetto creature che combattano per suo conto, seppur non disdegni affatto essere lei la creatura in prima linea.
Classe: A
Particolarità:Due anime in un corpo solo.
Un'anima divisa in due, e ora queste due parti sono indivisibili. Per quanto abbiano sviluppato la stessa forza di un'anima intera, continuano ad avere un legame inspiegabile tra di loro.
L'una e' l'opposto dell'altra, seppur non esista la purezza assoluta in nessuna delle due.
Hanno i poteri divisi in quanto ormai vengono identificate come due entità distinte, ma ciò non toglie che l'una riesca a sfruttare l'altra nel momento in cui cade in uno stato d'incoscienza.
Vi e' un tatuaggio sul fianco destro che compare nei momenti in cui vi sono emozioni violente che inondano l'animo di una delle due fanciulle. Esso e' rappresentato da una rosa fiammeggiante, quasi a voler simboleggiare l'ardere dei sentimenti.
Inoltre vi e' un secondo aspetto che viene assunto al perdere della ragione da parte delle fanciulle. Con esso, appaiono come degli esseri privi di emozioni, vuote, come bambole.



SPOILER (click to view)
Nome: I don't know it °_°
Provenienza: Gallery DA di heise e feimo


Aspetto fisico
Un viso dai lineamenti delicati, che la fanno sembrare quasi un angelo. Le labbra non eccedono né in carnosità, né tanto meno in sottigliezza e possiedono un colore roseo che s'intona alla perfezione con i colori della sua carnagione ma senza andare nell'eccesso. Incastonati in quel volto così perfetto, si possono trovare un paio di grandi occhi dal colore argentato, penetranti, ma al tempo stesso che non si lasciano penetrare da nessuno, quasi fossero il muro che divide sé stessa dal resto del mondo. Molte volte questi scrutano in profondità, cercando di leggere gli animi altrui, di capire con che persona si trova a dover discutere. Inoltre essi trasmettono fierezza e un senso di selvaggio indomabile, ma a volte in essi si può vedere anche un velo di tristezza e angoscia che sembra non avere mai fine, questo succede nei pochi e rari istanti in cui abbassa la guardia altrimenti perennemente alzata.
Non e' sempre detto però che trasmettano solo tali emozioni. Bisogna pur sempre fare i conti con la parte più oscura di questa fanciulla, quella che solitamente rimane celata dentro alla mente. Quando quest'anima prende il sopravvento il colore degli occhi sembra divenire più sporco se paragonato all'originale, come se i crimini commessi vengano espressi tramite la loro tonalità. Incontrare i suoi occhi in quei momenti, vuol dire leggere un qualcosa di completamente differente, avere davanti una persona che non è la Jillian che tutti conoscono.
Desiderio di sangue, morte e sofferenza; al tempo stesso essi trasmettono anche promesse... infinite promesse di felicità, pace... tentatori, ecco cosa sono, tentatori di qualunque essere vivente che si perda in essi.
Il tutto e' incorniciato da dei lunghissimi capelli neri, con dei riflessi che hanno la stessa tonalità degli occhi, argentati. Sono tanti, lunghi, e setosi, ma perennemente raccolti in una coda o una lunga e pesante treccia, salvo per qualche ciocca ribelle che va a infastidire quel piccolo e dolce volto.
Non e' eccessivamente alta, e possiede un fisico snello e con le curve disegnate alla perfezione per quel corpo all'apparenza così fragile ma che alla fin fine si dimostra abbastanza resistente.
A partire dalla clavicola sinistra, ha un piccolo tatuaggio di un rosso acceso rappresentante un piccolo motivo floreale dai tratti eleganti.
Ha la pelle semplicemente perfetta, nessuna imperfezione che la sporchi, morbida e delicata come se fosse seta pregiata.
Nel complesso appare come una bambolina di porcellana tanto raffinata quanto delicata, tutto ciò va in netto contrasto con il carattere deciso e ribelle. Di fragilità, si può parlare solamente della sua psiche, se si riesce a trovare il suo punto dolente.
Solitamente indossa abiti maschili, poiche' lei stessa non sopporta quelli femminili che le risultano estremamente scomodi, l'eccezione vi è quando a guidare il corpo è la sua, letteralmente definita, anima gemella. Essa difatti tende a voler evidenziare la femminilità e i pregi di quel corpo di cui lei stessa tanto si vanta.
Per quanto nei modi di porsi possa apparire come un maschiaccio, le sue movenze hanno un che di sensuale e al tempo stesso felino.
Ha una voce che sa incantare chiunque la incontri, di natura melodiosa, ma al tempo stesso deciso. Quando canta sembra divenire una vera e propria dea di quest'arte, sa dare innumerevoli, infinite sfumature alla voce da poter fare invidia a chiunque.
Le sue ali, sono particolari, come se il colore che predomina la sua figura non voglia mai lasciarla. Grandi, con un'apertura alare che va intorno al metro e mezzo, se non addirittura i due metri. Maestose come quelle dei rapaci, hanno il colore della luna: un argento chiarissimo e che dona un forte senso di purezza alternativa, in quanto non si possa definire Lei come un modello da seguire in fatto di comportamento. Naturalmente, esse si tingono di nero nel momento in cui il sopravvento viene preso dal suo alter ego, volendo maggiormente evidenziare la differenza che intercorre tra le due, oltre ad una forte rivalità permanente.
Possiede un secondo aspetto, che assume nel momento in cui perde completamente la ragione. Esso la fa sembrare improvvisamente più grande nei suoi tratti. I suoi occhi da gatta si assottigliano assumendo un'espressione ancor più penetrante che la rendono un personaggio di aspetto maggiormente nobile; rispetto al primo aspetto essi sono più scuri, e un lieve trucco dal rosso acceso va a contornarli, un rosso che si può riscontrare anche sulle sue morbide labbra. La carnagione diviene diafana, e i lunghi capelli le ricadono sciolti sulle spalle in lievi onde dal colore argentato, e non si tratta di semplici riflessi, ma del suo effettivo colore.
Sulla fronte ha un disegno che vuole rappresentare tre petali di fiore di loto distaccati l'uno dall'altro.


Photobook del PG:
Abiti per quando combatte; Due; Tre;

Aspetto psicologico
“Tutti dicono che l'apparenza inganna, con te hanno tanto ragione quanto torto. Hai un viso dolce, con dei lineamenti così gentili da far invidia ai petali di rosa. Ma hai un carattere pari ai rovi che si trovano nei giardini abbandonati a sé stessi, con il magnifico fiore nascosto tra di essi, protetto così che nessuno lo colga. Sai essere crudele, vendicativa, scorbutica e maschiaccio... Ma dove inizia la realtà? Fino a dove ti copre quella maschera di assoluta diffidenza? Levati la maschera, torna ad essere la donna che saresti dovuta essere se gli avvenimenti non ti fossero caduti rovinosamente sulle spalle. Non dare mai a nessuno la soddisfazione di vedere la tua esistenza distrutta a causa loro, sii forte, e non farti condizionare... Sii forte, e abbi il coraggio di essere realmente te stessa.”
Testarda, schiva, acida... Questi sono solo alcune delle caratteristiche del carattere di Jillian, una ragazza dal temperamento deciso, mai insicura di sé, ma non per questo pecca in superbia, anche se a volte non lo si direbbe.
Non ha affetti, né desidera averne, non ripone la propria fiducia in nessuno.
Molte volte sembra quasi che non provi alcun sentimento, quasi li avesse riposti tutti in uno scrigno all'interno di sé stessa.
Tremendamente schietta, non le importa come dice le cose, o le situazioni in cui pronuncia le parole a volte mortalmente sincere, dice ciò che pensa fregandosene dei sentimenti altrui e della sua sorte.
Ha un orgoglio fuori dal comune, non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno né segue ordini, anzi al contrario li detesta. Per guadagnarsi un minimo di rispetto da parte sua ci vogliono anni e anni, a meno che non si compia un'azione o si dica qualcosa di eclatante.
E' facilmente irritabile, ma difficilmente la si vede realmente arrabbiata, anche se quando avviene il primo caso si potrebbe essere quasi sicuri che si sia adirata, ma se ciò succedesse realmente... perde completamente la ragione rischiando così di distruggere tutto ciò che la circonda, lasciando che i poteri che fino a quel momento teneva forzatamente sopiti in sé stessa si risvegliano nel modo più devastante che esista.
Non prova pena, un modo per vendicarsi del mondo stesso che non ha mai avuto pena per lei, non chiedere mai il suo aiuto se non hai nulla in cambio da darle, sarebbe solo fiato sprecato.
Una sua particolarità e' quella del non saper mentire, evita in ogni modo la risposta, tace completamente se non vuole dire la verità, ma non dirà mai menzogne.
Solitamente taciturna, non rivolge mai la parola a nessuno per prima, se lo fa e' solo perche' particolarmente infastidita da un determinato comportamento.
Detesta chi parla troppo, chi, come già detto, le da ordini, e chi si intromette nella sua vita cercando di capire cosa le sia successo in passato... se ciò succede inizia a porsi in modi tutt'altro che educati giungendo perfino a utilizzare un linguaggio molto scurrile.
Se le si lancia una sfida lei non si tira mai indietro e vi metterà tutta sé stessa per vincerla.
Semmai qualcuno riuscirà a rompere il guscio che lei stessa si e' creata, troverà un carattere del tutto differente... Ed estremamente protettivo.
Pronta a tutto, per le persone a cui tiene, cederebbe tutto ciò che e' a lei più prezioso pur di proteggere e rendere felice le persone a cui tiene.
Solitamente, quando si trova al culmine della sofferenza, che può essere dovuta a qualcosa che la ferisce tanto nell'animo, quanto nel cuore, il suo sguardo diviene vuoto, perso, vitreo, come se appartenesse a una bambola; in quei momenti, non sente, non percepisce nulla di ciò che le circonda, quasi fosse caduta in uno stato di trance, i suoi occhi spalancati non vedono ciò che la circonda, ma solo un mondo completamente tinto di nero. La si potrebbe torturare, massacrare, ma non sentirebbe nulla, l'unico dolore che riuscirebbe a percepire sarebbe quello dei rovi che le attanagliano il cuore, facendolo sanguinare in continuazione.
A volte, mentre combatte, sul suo viso affiora un sorriso che va in netto contrasto con quei lineamenti angelici che possiede, e' un sorriso che brama sangue, desideroso di procurare dolore e sofferenza negli altri... Difatti, e' proprio il suo lato sadico, che nel furore della battaglia esce fuori scatenandosi completamente. Questa sua caratteristica solitamente rimane celata, poiche' lei stessa la disgusta, ma ammette allo stesso tempo che nei combattimenti può tornare notevolmente utile.
Lei possiede due sole amiche, creature perennemente presenti nella vita di chiunque, ma di cui nessuno sembra ricordarsi la loro presenza.
Solitudine sei la mia compagna, Morte sei la mia promessa.
Le parole che cita lei nei suoi momenti più oscuri e bui, non teme la morte, anzi, e' un qualcosa che desidera, un qualcosa che sa, metterà fine a tutta quell'angoscia, quel dolore che si porta dietro da anni e anni. Ma, per quanto la brami, desidera al tempo stesso attendere che arrivi il momento in cui dovrà morire, senza calcare la mano, senza forzare nulla. Quando giungerà, giungerà, e lei, impazientemente l'attenderà. Nella sua ed estenuante attesa servirà la sua Dama offrendogli le vite lei stessa preleva dagli altri, come se fosse il Tristo Mietitore sceso in terra sotto le spoglie di una fanciulla sofferente.
Non sorride, non sorride mai perché e' divertita, perché le viene dal cuore, i suoi sorrisi sono diretti ad essere soprattutto come forme di sarcasmo, un modo come un altro per irritare le persone, per rendersi antipatica nei confronti altrui. Perché e' questo che vuole, non avere nessuno accanto, nessuno che ficchi il naso negli affari suoi, nessuno che provi compassione, pietà, pena, per lei. Il passato, le emozioni che prova sono un qualcosa che le appartiene in esclusiva.
Nessuno può fare nulla affinché lei torni ad essere la fanciulla di una volta; questa e' Jillian, non esiste più la ragazza timida, ma sempre pronta a sorridere, quella che litigava con le bambine della sua età, per poi starsene a giocare con i bambini... E' tutto scomparso.
Forte ma fragile... Forse e' questo il modo per descriverla in modo definitivo.

Dolce la ragazza vero? Dolce, fragile... Ma vuole dimostrare di essere il perfetto contrario... La trovo così deliziosa, e lei per questo mi odia... Odia il fatto che ci sia qualcuno che si trovi nella sua testa a prescindere dalla sua volontà. Poi, vabbe', ci sono anche altri motivi che ora non starò qui a spiegarvi.
Mi presento se qualcuno non avesse ben compreso chi sono. Il mio nome è Jill, e sono quello che in molti definirebbero un alter ego dell'originale, peccato che qui non vi sia originale o fasullo, finto o vero, esistiamo entrambe, siamo entrambe creature reali.
Io e lei, due anime divise che un tempo condividevamo lo stesso corpo. Io sono nata per mantenere la pura innocenza di una bambina che stava per raggiungere le soglie del male, e rischiava di divenire un angelo nero a tutti gli effetti.
Quindi, come potete ben intuire io racchiudo tutti quegli istinti che venivano classificati come maligni, io lo definisco molto più semplicemente “divertimento macabro”. Cosa c'e' di male d'altronde nel divertirsi sulle sofferenze altrui? Insomma, meglio perdere un po' di sangue e ritrovarsi con qualche parte del corpo in meno piuttosto che soffrire emotivamente no? Poi ho anche sentito dire che i bagni di sangue fanno bene alla pelle, in questa maniera fanno anche qualcosa di altruistico una volta tanto. Voi direte: allora visto che ti piace tanto il sangue perché non usi il tuo?
La risposta e' semplice: perché devo farmi del male? Io odio il dolore, senza contare che rischierei di lasciare segni sulla mia pelle, e le cicatrici, diciamolo, non rendono l'aspetto di una persona migliore.
Poi, mmmhm, ah sì! Un'altra cosa che amo è passare il tempo in feste e festini, là c'e' molta gente con cui “giocare”. E' divertente vedere come i maschi si lasciano andare non appena una ragazza inizia a fare la carina con loro... Sembrano quasi dei pesci lessi, sì, penso che sia il termine più adatto per descriverli.
Basta indossare abiti che evidenzino le forme e muoversi sinuosamente intorno a loro e si lasciano andare.
La danza, e' un qualcosa di meraviglioso, riesco ad esprimermi appieno attraverso essa, la danza e il canto... Io e Jilly possediamo queste due dote artistiche che con il tempo si sono sviluppate maggiormente, seppur lei non ne faccia mai uso, o almeno quasi.
Al contrario di lei, inoltre, sono molto paziente, seppur non sia infinita, difatti basta che qualcuno deturpi il mio corpo anche solo con un graffio, oppure mi definisca come una semplice doppia personalità per farmi scattare e farmi esternare il lato peggiore di me.
Farmi arrabbiare e' la cosa peggiore che si possa fare, non controllo più in nessun modo i miei istinti sanguinari e desidero solo fare a pezzi la persona che ha osato rivolgermi quelle parole.



Background

Sogno o realtà?
Vita o morte?
Luce o oscurità?
L'eterna domanda di ogni essere vivente. Questi bivi vengono posti sin dalla nascita,impongono alle creature nasciture di fare delle scelte.
Non so quale sia la scelta migliore, insomma, qualunque essa sia alla fine rimani fottuto.
Di solito la gente ci mette molto a capirlo, altre volte, non lo capisce proprio.
L'essere vivente ha libero arbitrio su tutto, può prendere qualunque decisione relativa ad ogni suo passo nella vita, a volte può addirittura decidere come morire!
L'unica cosa in cui non abbiamo libero arbitrio, e' se esistere o meno, quello viene imposto in maniera quasi brutale. Insomma, perché non possiamo decidere di non esistere, ma possiamo decidere se far del male, o del bene, se far vivere o meno...
Se avessi l'opportunità di fare una scelta simile...be', io avrei scelto di non esistere.


Lo scorrere del tempo e' differente in questo mondo rispetto a quello degli esseri umani. Forse al tempo la terra non esisteva ancora, o forse sì.
Fatto stava che la battaglia tra Dio e Lucifero vi era già stata, e quindi si era anche andata a creare la divisione tra Angeli Neri, Decaduti e Bianchi. Fu dopo questa guerra che una coppia di Angeli, entrambi decaduti, iniziarono a frequentarsi, non più come una sorta di soldati, ma come due persone “normali”.
Era incredibile come potesse nascere un sentimento come l'amore tra due creature così diverse e contrastanti nei caratteri, forse, fu grazie alla fanciulla che sembrava voler accettare il carattere della persona che amava... fatto stava che ben presto fu ufficiale che divennero compagni per la vita.
La vita tra di loro scorreva tranquilla, con gli alti e bassi dovuto allo scontro tra le due personalità così differenti, ma,nulla di anomalo in una coppia come la loro.
Tutto cominciò a cambiare quando la fanciulla rimase incinta.
Non sarebbe mai dovuta accadere una cosa del genere, lei non avrebbe potuto a causa di una maledizione che aleggiava sui novelli sposini... Eppure ciò accadde,quasi quella creatura fin da piccolo embrione possedesse una forza fuori dal comune, oppure, il tutto derivava da una forza che possedeva la madre?
Quest'ultima opzione non venne mai presa in considerazione, e dal momento in cui la creaturina venne alla luce, tutti la guardavano con sospetto e a volte una paura sprezzante, come se lei fosse un piccolo mostriciattolo che di lì a poco sarebbe diventata una creatura dalla forza spaventosa e divoratrice di ogni essere vivente.
L'unica persona che sembrava voler credere in lei e nella sua purezza, l'unica persona che la difendeva e si prendeva cura di lei proprio come una vera madre, lei, e un altro ragazzo dagli occhi innaturalmente blu.
Queste due figure furono degli elementi essenziali per la sua crescita, fisica, emotiva e psicologica. Una madre e un fratello maggiore acquisito... nonostante i problemi con il padre, si sentiva comunque la persona più fortunata del mondo, certo, non poteva nascondere l'odio crescente nei suoi confronti; una costante del suo carattere e' sempre stata quella dell'essere molto protettiva nei confronti delle persone che amava, e anche molto sensibile alle emozioni altrui.
Quando non stava a casa poteva perfettamente fingere di avere una vita più o meno normale, fingere che nessuno la considerasse un demone, fingere di avere una famiglia unita, ove tutti si amavano.
I pomeriggi trascorsi più volte in maniera spensierata come ogni bambina doveva fare, seppur dentro di sé fosse cosciente che non era affatto così, tuttavia, aveva il suo amato fratellone che alimentava i suoi sogni...erano molto uniti, e lei aveva piena fiducia in lui. Era infatti con questo ragazzo che, nei momenti di maggiore tristezza si lasciava andare, rivelando tutto ciò che le opprimeva l'animo. Lui stava lì, e ascoltava con pazienza ed attenzione ogni parola, per poi stringerla in un forte abbraccio e coccolarla, donando quel calore e conforto che non sempre poteva essere trasmesso dalla madre in quanto era difficile che raccontasse ciò che le pesava sul cuore.
Peccato che lui non potesse vivere nella sua stessa casa così da alleviare i suoi dolori emotivi nel momento in cui sentiva i genitori litigare; era praticamente una routine serale.
Dopo cena infatti, la madre la prendeva tra le sue braccia, coccolandola e sussurrandole parole dolci e ricolme di amore materno. La piccola poggiava il capo sul suo petto lasciando che quel dolce movimento la rilassasse fino a farle chiudere gli occhi e addormentarsi.
Allora, la madre la portava nella cameretta, non era molto grande e aveva l'arredamento essenziale per renderla accogliente. Il corpicino veniva dolcemente posato sul letto, e le coperte rimboccate. La donna sedeva accanto a lei, carezzandole i capelli ondeggianti e di un argento scuro e luminoso mentre le cantava con dolcezza una dolce ninna nanna, come se volesse assicurarsi che la piccola continuasse ad avere un sonno privo di incubi e completamente staccato dalla realtà. Quando era certa di ciò, usciva dalla stanza, chiudendo dietro di sé la porta, lasciandola così da sola con i raggi di luna che entravano nella stanza a illuminarla o, nei giorni di pioggia, in compagnia dello scrosciare continuo dell'acqua. Ogni sera si ripeteva sempre questo stesso rituale, ed ogni sera, quando la donna usciva dalla stanza, nell'arco di qualche minuto iniziava a discutere con il compagno, e le discussioni degeneravano sempre in liti. Le urla, seppur contenute ed attenuate dalla porta e dalla distanza rispetto alla stanza della bambina, la raggiungevano comunque, destandola dal sonno e lasciandola scossa ma soprattutto infelice tanto da farle lacrimare gli occhioni argentati.
Come potevano aspettarsi che dentro quella piccola anima non nascessero sentimenti che d'innocente avevano ben poco? La sofferenza, il dolore provocato da altre persone porta sempre e inevitabilmente a un unico sentimento odio...

Tale opportunità però non mi e' mai stata offerta, e ora mi trovo qui, a vivere insieme ad altre migliaia e migliaia di creature diverse da me, mi sono arresa, perché non potevo far altro se non questo... come posso combattere contro il fatto di esistere? Insomma, e' impossibile, fare la statua e fingere di non avere un'anima, oppure tentare di ammazzarmi...ho pur sempre un'anima, e quell'anima e' il contratto eterno con l'esistenza.
A questo punto, visto che sono stata intrappolata in questa rete, vorrei avere perlomeno la scelta di non provare sentimenti...ma cose così astratte, così legate alla propria anima, queste non sono cose che si possono scegliere.
Scegliere, nella vita si possono scegliere tante cose, ma non si può scegliere di provare o non provare determinati sentimenti, non si può scegliere di non pensare a determinate cose. Di ciò, si può scegliere solo come usare sentimenti e pensieri per lo svolgimento della propria vita...e io...ho sempre Sbagliato...


I sentimenti sono difficili da controllare anche per gli adulti, quindi, per una bambina che ha appena raggiunto l'età dei otto anni, e' praticamente impossibile; a otto anni non si concepisce l'idea di autocontrollo, si e' molto più semplicemente schietti. Non esiste nessuno di più sincero come i bambini, e lei, per quanto riguardava l'ostilità nei confronti del suo stesso padre, non faceva eccezione. Più i giorni passavano, e più lo odiava, iniziando a covare anche desideri come la scomparsa definitiva dell'uomo.
Il suo animo si stava oscurando, e lei stava perdendo quella purezza sacra per creature così piccole e di indole naturalmente innocente. Se avesse continuato a quel modo, da Angelo Decaduto quale era, sarebbe divenuta definitivamente un Angelo Nero.
Questo genere di mutamento nel suo animo, questi sentimenti, non si potevano celare all'occhio della madre che, preoccupata, non tardò a cercare un modo per evitare che ciò accadesse. L'ultima cosa che desiderava, era vedere la figlia perdere tutta la sua umanità a causa dello stesso uomo di cui lei era ancora perdutamente innamorata.
Fu così che iniziò a fare delle ricerche chiedendo consigli a maghi, altri angeli, demoni e consultando libri di ogni tipo: dalla magia bianca a quella nera, fino alla negromanzia sperando di poter trovare qualcosa di utile.
Passarono mesi prima che riuscisse a trovare qualcosa... ma quel qualcosa non era scritto solo in un libro, ma era l'insieme di nozioni che aveva appreso tramite le sue ricerche. Ciò che sarebbe stato fatto non le piaceva, ma si sentiva in dovere nei confronti della figlioletta e dell'integrità del suo stesso essere.
In quell'arco di tempo, aveva al tempo stesso iniziato a far meno caso a ciò che le succedeva intorno, chiedendo all'unica persona di cui si fidasse in tal campo, di prendersi cura della piccola, accudendola e cercando di farla stare a suo agio. Fu anche grazie a questa richiesta se tra i due nacque un legame ancora più forte e solido. Nonostante le mancasse la madre, ne risentiva molto di meno grazie alla presenza di una persona così benvoluta.
Venne poi il giorno in cui la donna decise di applicare questa sorta di “cura dell'anima”.
Era complesso, non tanto per il rito in sé, ma per l'energia che lei avrebbe dovuto incanalare, e soprattutto, per ciò che avrebbe sentito la bambina.
Il rituale si doveva tenere non sul mondo fisico, bensì, su quello astrale, quel mondo, o meglio, quella dimensione, ove viene proiettata l'anima degli esseri viventi. Per la donna non fu la prima volta, ma per la bambina sì, tanto che la dovette aiutare dandole delle precise indicazioni. Chiudere gli occhi, isolare la mente dal resto del corpo, ed avere piena consapevolezza non tanto del mondo fisico, quanto delle sensazioni astratte che ti circondano. Concetti non del tutto semplici per una bambina, ma, dopo vari tentativi, dal corpo dell'interessata si alzò quello che poteva essere perfettamente scambiato per un fantasma. Etereo e dai contorni non perfettamente definibili, ora volteggiava al di sopra dei corpi e del mondo fisico accedendo all'interno di quello che ai suoi occhi poteva essere definita una dimensione affascinante, e sicuramente migliore di quella in cui viveva. Non avere il corpo, non solo la faceva sentire più leggera, ma la privava anche di tutte quelle sensazioni scomode e proprie della fisiologia di un corpo fisico. Anche il suo cuore appariva molto più leggero, quasi avesse lasciato in quel corpo tutte le brutte cose che la stavano cambiando in modo drastico.
Almeno, questa fu la sensazione iniziale, poiche' bastarono pochi minuti per rammentarle ciò che provava realmente e far gravare su quella fragile forma con una forza maggiore. Era solo un corpo spirituale, per questa ragione risentiva maggiormente delle emozioni che provava. Non sapeva cosa avesse in mente di fare la madre, sapeva solo che sarebbe stato un qualcosa che l'avrebbe fatta stare meglio. Si fidava, sapeva che sarebbe stato così.
Le mani delicate della donna sfiorarono il suo viso, baciandole poi con tenerezza la fronte mentre le sussurrava parole rassicuranti, poi si allontanò, e chiuse gli occhi. Sul suo viso si poteva veder disegnare, mano a mano, sempre più una maschera di pura concentrazione, intorno a lei si creò un cerchio contente i simboli arcani della magia stessa, il suo essere etereo divenne mano a mano tanto definito da apparire solido. Portò le braccia in alto, raggiungendo l'altezza della spalla così che fossero parallele ad essa. Una cantilena si levò dalle sue labbra mentre un cilindro di luce si formava intorno all'anima della bambina. Ella riverse la testa all'indietro, entrando improvvisamente in uno stato d'incoscienza; nonostante il corpo di per sé fluttuasse, si notava che in quel momento era completamente abbandonato al potere che lo stava circondando. La cantilena si fece sempre più forte, e la luce accecante ora, più che avvolgere, sembrava trapassare la bambina come se fossero conficcate in quel piccolo e delicato corpicino. Mano a mano il cilindro si allargò, per poi sdoppiarsi mentre delle grida strazianti ruppero l'armoniosità dell'atmosfera presente. Non aveva nulla di umano quella voce.
Un dolore atroce stava attraversando la bambina, un dolore che sembrava volerle strappare l'anima... quando esso cessò...calò un silenzio agghiacciante, la luce lentamente si attenuò, sino a tornare alla luminosità normale. A peso morto ora fluttuavano due corpi identici, neanche per lei era semplice distinguere quale delle due fosse “l'originale”, sempre se si potesse fare una distinzione simile.
Tutto ciò che aveva fatto era stato separare la parte più inquinata dell'anima della creatura, da quella più pura, creando così due anime. Quando tornarono sul piano fisico, queste due anime andarono a condividere lo stesso corpo, e su di esso impresse un sigillo affinché il lato più oscuro non potesse prendere il possesso del corpo fisico con facilità. Non era in suo potere vietargli completamente una cosa simile, ma aveva intenzione di dare sempre e comunque un forte vantaggio a quell'anima messa in salvo dalla dannazione eterna.

Le anime, sono un qualcosa che può essere definito quasi indistruttibile, si rigenerano con una facilità impressionante, ma, le ferite inferte su di esse sono più dolorose delle ferite fisiche.
Sentire la propria anima essere strappata, spezzata in due...e' un dolore difficile da definire. Nel mondo fisico posso assicurare che non esista nulla di peggio.
Se chi compie tale gesto, sa cosa sta facendo, dopo, potresti ricevere solo un forte sollievo dai sentimenti che son pesati sul tuo cuore.
I miei errori venivano puniti con quell'unico gesto...ne avevo compiuti tanti, tantissimi, ma, ve ne era uno che superava tutti, l'errore più grande di tutta la mia esistenza.
Perché ci e' stata donata la vita se poi non possiamo gestirla a nostro piacimento. Non possiamo prendere tutte le decisioni, non abbiamo un controllo così pieno della vita...una volta ero convinta del contrario, ero convinta che bastasse dimostrare di essere brave persone per essere accettati e poter vivere al meglio.
L'unico libero arbitrio che esiste, e' quello della vita sul piano fisico e sul relazionarsi con le altre persone, ma, esso finisce ove inizia quello di un'altra persona.
Sapete che vi dico?
Vorrei andare là, incontrare chi mi ha incontrato a fargli un discorsetto, perché lui si sta divertendo con noi, ci sta usando come le sue bamboline da manovrare....e io odio essere manovrata...noi odiamo essere manovrate...


La vita sembrava aver ripreso una parvenza di normalità, seppur gli scontri notturni tra i genitori di quella piccola famiglia continuassero. Nonostante ciò, la bambina sembrava risentire meno delle loro liti.
Crebbe ancora, divenendo una giovane adolescente dall'aspetto squisito: i lineamenti erano ancora infantili, ma cominciavano ad avere qualcosa di maturo; i suoi occhi argentei scrutavano con attenzione tutto ciò che la circondava, sembrava analizzare tutto e tutti, inoltre, erano molto arguti e più intelligenti e maturi rispetto all'età che possedeva; il corpo iniziava a svilupparsi, e le prime forme iniziavano a farsi notare; i capelli ora le ricadevano lungo la schiena e sulla spalle lisci, neri, con dei riflessi argentei.
Nonostante già da allora fosse attraente e dalle movenze feline e molto femminili, lei manteneva un carattere decisamente mascolino. Odiava stare con le ragazze della sua età, considerandole troppo frivole ed indifese, soprattutto per il genere di attività che amava condurre. Più il tempo passava, e più andava amando le risse e la confusione in generale che si creava nel momento in cui stuzzicava troppo le persone.
Si era stufata di comportarsi da brava ragazza, lo aveva fatto, si era impegnata fino in fondo cercando in tutti i modi di convincere le persone che conoscevano la sua storia che non era un mostro, ma solo un'eccezione, un caso fortunato per la madre. Ora, voleva semplicemente comportarsi come le diceva l'istinto... lasciandosi completamente andare. Fu così che si scoprì che aveva un indole rissaiola e molto irritabile, seppur nei confronti delle persone di cui si fidava continuava a mostrare il meglio di sé.
Fu grazie a queste risse da taverna che imparò la difesa e l'attacco fisico, perfezionando successivamente il tutto grazie al “fratellone”. Passare a quel modo il tempo con lui l'aiutava a svuotare la mente da tutti i pensieri, levando temporaneamente quei sentimenti negativi che le facevano compagnia in ogni istante della sua vita.
L'odio che provava nei confronti del padre, nonostante il rito della madre continuava a esistere, ma i desideri di sangue si attenuarono.
Ora che era diventata una giovane adolescente, si trovava più volte a scontrarsi con il proprio genitore nel vano tentativo di convincerlo a comportarsi, almeno nei confronti della sua compagna, in modo differente...voleva semplicemente che fosse gentile nei suoi confronti, e che tornasse ad amarla come aveva fatto prima della sua nascita. Era fiato sprecato, ma lei sperava, ogni giorno sperava di riuscire a smuovere qualcosa...in modo lento, ma di riuscire comunque a fare qualcosa.

C'è un detto: la speranza è l'ultima a morire... Non esiste detto più vero, però, e' anche quella che ti fa stare male, quella che ti illude di un qualcosa.
Sperare fa male e, solitamente, e' anche inutile.
Sperare è stato, per la mia anima, un nutrimento indispensabile, paragonabile alla droga... ne ero assuefatta e mi ha distrutto interiormente.
Ho sperato fino all'ultimo, ma alla fine mi sono dovuta arrendere...l'ho fatto troppo tardi per godermi i miei ultimi momenti.
La mia vita e' stato un continuo sbaglio, un continuo pentimento, e ora, continuo a vivere pagando per i miei errori e per il dolore che, involontariamente, ho causato.
Ho sperato, ho combattuto sperando di vincere, e invece ho perso.


Quattordici, quattordici erano gli anni della ragazza, quattordici erano gli anni in cui viveva insieme al costante odio da parte del padre, e la diffidenza da parte degli “amici” di famiglia.
Avevano sempre guardato con sospetto lei, ma avevano continuato a frequentare i genitori. Silenziosi, non alzavano mai un dito per prendere le parti dell'una o dell'altro, rimanevano a disparte, ma si nutrivano comunque su quella che loro chiamavano “amicizia”. La ragazza non li sopportava, e girava al largo da loro ogni volta che essi facevano irruzione nella loro casa, rifugiandosi nella piccola e accogliente villa del fratello acquisito.
Lui, nonostante fosse cresciuta, la trattava sempre con la stessa dolcezza con cui la trattava quando era una bambina, e questo le faceva piacere... ne sentiva sempre un forte bisogno.
Fu in uno di questi giorni che, rientrando tardi a casa di sera, il padre la riprese rimproverandola del suo comportamento. Forse, se fosse stato un genitore diverso, forse se avesse accettato le critiche da parte della ragazza sul comportamento che teneva nei confronti della madre, lei avrebbe reagito in tutt'altro modo ignorandolo, oppure, ancor meglio, limitandosi a scusarsi. Ma così non era, ed ogni scusa era buona per sfogare la rabbia che provava nei suoi confronti...quel giorno la lite si protrasse per ore, si passarono su vari argomenti, colpendo più volte il comportamento della ragazza. Le voci si alzavano, e loro erano al momento soli in casa.
Dopo parecchio tempo che i due si urlavano contro arrivando persino ad insultarsi l'uomo iniziò a toccare un argomento che per la figlia era tabù.
Sparlare della madre, insultarla poteva essere definito uno degli atti più gravi per la fanciulla in quanto la riteneva una parte fondamentale della sua giovane vita.

Mi ricordo in modo fin troppo vivido quel giorno. Un giorno che segnò per sempre la mia vita...
Ero rientrata appositamente tardi a casa in quanto molte volte i cosiddetti “amici” di mamma e papà tendevano a fare le ore piccole a casa nostra. Io non volevo trovarmi sotto lo stesso tetto di quelle persone disgustose, mi bastava la sola presenza di mio Padre, sempre se così io lo possa definire. Lui sapeva come la pensavo, ma nonostante ciò al mio rientro, quasi fosse una scusa più che plausibile per una lite, si attaccò a questa mia manchevolezza negli orari.
Mi guardava con quei suoi occhi neri come la notte, profondi, tanto che sembravano volerti inghiottire l'anima stessa. Quando i suoi occhi si posavano sui miei, ciò che leggevo era disprezzo, odio, rabbia repressa... repulsione...ed erano sentimenti che io stessa avevo imparato a provare nei suoi confronti. Quella sera mi stava rimproverando con tutti quei sentimenti più accesi del solito, e naturalmente doveva sfogarsi su di me. Se fosse stato un vero padre con ogni probabilità avrei reagito in tutt'altro modo, ma non con lui... lui... lui m'istigava, mi faceva solo desiderare di rispondergli, umiliarlo, farlo a pezzi emotivamente proprio come lui faceva con me e la mamma.
Sbraitava più gli rispondevo per le rime, più lui mi sbraitava contro, urlando con un tono di voce crescente...una cosa che ho sempre odiato, le urla...mi entrano nella testa e sembrano non voler più uscire. Dentro di me sembrava essere in procinto di nascere un fuoco. Iniziò ben presto a insultarmi pesantemente, ma non cedetti, non volevo che mi vedesse travolta dalla rabbia dovuta alla mancanza di rispetto nei miei confronti. Voleva pungermi nell'orgoglio, per poi farmi fare delle mosse azzardate, lo sapevo, voleva sempre farmi passare dalla parte del torto, per quella stronza figlia ingrata. No, non volevo concederglielo, o almeno, ne ero convinta almeno fino a quando non iniziò a prendersela anche con mia madre. Lei, lei per me era una persona intoccabile... rappresentava la mia vita, era colei che me l'aveva donata, colei che mi aveva sempre protetta nonostante tutto, colei che più di tutti meritava il rispetto e lui stava commettendo il terribile errore di mancarle di rispetto, d'insultare il suo nome. Sentivo il sangue salirmi al cervello, il corpo essere scosso da continui tremiti quasi fossi percorsa continuamente da scosse elettriche. Senza che me ne rendessi conto le mie unghie affondavano, scavando, dentro alla mia carne, lasciando che le gocce di sangue cadessero sul pavimento e lo macchiassero della mia linfa rossa.
I miei occhi lo scrutavano con attenzione, quasi stessi calcolando ogni sua mossa. Lui continuava a urlare, ma io ormai non rispondevo più, lo fissavo mentre la mia mente stava iniziando ad andare in tilt...fu in quel momento che sentii una voce, sembrava la mia coscienza e ripeteva sempre lo stesso ritornello...
“Lasciati andare, lascia andare i tuoi istinti... Vuoi farlo stare zitto, vuoi sentire il suo sangue sgorgare via dal suo corpo mentre la vita lo lascia, fluisce via come la sua stessa linfa....”
I muscoli si rilassarono, mentre i miei occhi si svuotarono di ogni emozione, i bracciali che indossavo si trasformarono in un pugnale semplice, ma dannatamente affilato e letale... Lui, non se ne rese neanche conto, troppo occupato a dar voce ai suoi pensieri.
Veloce, la lama sibilò fendendo l'aria con violenza trapassando le carni e lasciando che il sangue sgorgasse abbondantemente al di fuori della ferita che avevo appena inferto. Era caldo, rosso vivo... segno che avevo preso un'arteria. Di lì a poco la morte sarebbe giunta, con lo stesso ritmo con la quale il sangue sgorgava via. Percepii un brivido di piacere ed eccitazione percorrermi le membra, e un peso che si alleviava dal mio cuore.
I miei occhi risalirono, desiderosi di vedere l'espressione che aveva assunto ma, ciò che trovai davanti mi lasciò interdetta, perplessa... ed infine...spaventata...


Urla continue, le si potevano sentire per tutto il quartiere in cui viveva la famiglia.
La luna era alta nel cielo, e fu inevitabile che tutti si svegliarono udendo le voci che si contrastavano a vicenda.
Quelle stesse urla, giunsero anche alle orecchie del ragazzo dagli occhi color zaffiro, e la donna che aveva donato tutta sé stessa alla propria figlia. Entrambi incuriositi si diressero verso il luogo ove si stava svolgendo la lite, entrambi, rimasero inizialmente a disparte, senza intervenire, sapendo che si sarebbe consumata molto presto, come tutte le sere.
Ma qualcosa non andò come tutte le altre volte. L'interlocutore della ragazza non se ne accorse, troppo preso a insultare le persone che la sua “avversaria” amava, ma gli altri due protagonisti, se ne accorsero anche in modo fin troppo velocemente.
La donna trattenne il fiato quando vide uno strano lampo di luce negli occhi della fanciulla, da vuoti, si erano scuriti, quasi si stessero sporcando dell'oscurità, infine, il riflesso di luce di un oggetto metallico, e uno sguardo feroce negli occhi della ragazza. La madre non ragionò, si lasciò andare all'istinto frapponendosi fra l'arma e il suo amato compagno. Una fitta percorse il suo corpo, mentre sentiva un qualcosa di caldo inumidirle i vestiti. Guardò per lunghi istanti la ragazza, che nel mentre sembrava essere riuscita a riprendere il controllo di sé stessa e ora la guardava in un misto tra il stupore e terrore. Un tenue sorriso si dipinse sulle labbra della ferita mentre sentiva le forze fluire via insieme alla sua stessa vita. Lentamente si lasciò cadere a terra, le gambe non la sorreggevano più, e l'uomo che fino a poco tempo prima le stava dietro, dopo aver sussurrato qualche parola di disprezzo aveva lasciato la stanza come se nulla fosse successo.
Il ragazzo invece, rimase immobile sulla soglia... il suo viso una maschera perfetta che impediva alle emozioni di essere espresse...

Il terrore, lo sconcerto e l'orrore mi assalirono come se fossero dei predatori affamati.
Il corpo che avevo offeso non era quello di mio padre, bensì, quello di mia madre.
Lasciai la presa dal pugnale, come se potesse contagiarmi, e mi guardai le mani inorridita: erano sporche del suo stesso sangue.
Un paio di passi indietro, mentre la guardavo, guardavo il suo corpo divenire sempre più bianco, in contrasto con il lago di sangue che si stava formando sotto la sua figura longilinea. Ero immobile, temevo anche solo di sfiorarla, temevo di accelerare il processo della morte. Sentivo il respiro venire mozzato, mentre cadevo in ginocchio accanto a lei.
Sussurravo continuamente il suo nome, la pregavo di non lasciarmi...
I miei occhi si alzarono mentre andavo a cercare qualcosa, un qualsiasi cosa che l'avrebbe fatta guarire... i miei occhi caddero su di lui, lui mi aveva sempre aiutata, perché non doveva farlo anche ora? Quell'espressione era sicuramente per l'atto che io stessa avevo compiuto, ma, l'avrebbe aiutata. Ne ero certa.... fino a quando i nostri occhi non s'incontrarono. Tutto ciò che lessi fu una sorta di soddisfazione mista al divertimento, era come se...se ci deridesse... Rideva, rideva sotto i baffi di ciò che era appena accaduto.
Urlai, urlai disperata verso di lui chiedendogli aiuto, urlai tanto, talmente tanto che le mie corde vocali ben presto iniziarono a bruciarmi, la mia voce era tremante e si stava assottigliando sempre di più.
Alla fine lo vidi avvicinarsi a me, si chinò e mi abbracciò con tenerezza come se mi volesse donare conforto. Quelle erano le braccia che avevo sempre amato, quelle stesse braccia che mi avevano sempre protetta e confortato.
Molte parole vennero dette, ma nessuna mi portò alcun conforto, anzi, aiutarono la mia anima a sprofondare sempre più nella disperazione assoluta. Mi baciò la fronte, lasciandomi infine sola con il corpo ormai senza vita di mia madre e io... io non ero né morta, né viva... ero come una bambola...non provavo più niente.
Caddi in una sorta di coma per giorni e giorni. Il corpo era stato rimosso, ma, mi avevano lasciato in quella stessa stanza non curandosi affatto di me. Quando mi ripresi, tutti mi guardavano con disprezzo, mi definivano assassina, essere ignobile e come potevo dargli retta? Addirittura c'era chi voleva massacrarmi, uccidermi proprio come avevo fatto con mia madre, ma il mio corpo si muoveva senza che io lo desiderassi, era come se non fossi io a controllarlo ma qualcun altro. Vi misi molto tempo a comprendere cosa mi stesse succedendo.
Se ero ancora viva, se non avevo riportato alcuna ferita, ma avevo massacrato io molte persone era solo perché vi era qualcun altro che controllava il mio corpo....Vero Jill?...

La tua fragilità ti e' costata cara, tanto a te quanto a chi ti circondava mia carissima gemella. Ma devo ringraziarti se ho avuto modo di assaporare la piacevolezza di poter guidare un corpo, di essere realmente viva e non solo una tua ombra.
E' stato un periodo magnifico sai? Certo, poi e' finito tutto, ma e' durato abbastanza da farmi decidere di tornare. Ma, anche se non avrò il controllo del corpo che condividiamo, ho deciso che diverrò il tuo incubo peggiore, sarò la tua coscienza, la coscienza che ti tenta nello spargere il sangue, la coscienza che ti tenta nell'uccidere con ferocia e senza pietà. Ah! Devo dire anche un'altra cosa, e' interessante l'aspetto che assumiamo quando una di noi perde il lume della ragione e' molto più forte, quasi riuscisse a incanalare al meglio i poteri che possediamo, ma al tempo stesso, e' complesso da gestire. Tu ad esempio non riusciresti mai, sei troppo instabile...
Ora devo lasciarti sorellina cara, anche io ogni tanto ho bisogno di riposare sai?
A presto, ti voglio bene...


La vita continuò comunque per entrambe le fanciulle, costrette a una stretta convivenza in quello stesso corpo. A volte la parte più oscura riusciva a prendere il sopravvento sull'altra creando confusione e scompiglio. Più volte la ragazza fu costretta a cambiare paese, città a causa del subbuglio creato.
Ora, e' giunta alla Douglas, non sa neanche lei come, ma, dalla fama che possiede tra gli esseri speciali, sa che avrà modo di rimanere più a lungo in quello stesso posto, anche in caso di imprevisti.

"Amare vuol dire per me soffrire, perdere tutto, provare ogni istante lancinante dolore.
Amare, dovrebbe essere un sentimento positivo, un qualcosa che ti riempie il cuore di gioia e di certezze.
Amare per me vuol dire temere di essere tradita, provare dolore e perdere, oppure cercare disperatamente in una persona che dovrebbe provarlo nei miei confronti, e ricevere invece semplicemente disprezzo, odio, indifferenza.
Amare, il sentimento che tutti dovrebbero provare, il sentimento che tutti dovrebbero condividere insieme alla fiducia, ma io temo entrambi, e ho paura di distruggere ancora una volta tutto ciò che mi circonda come ho già fatto.
L'amore insieme alla fiducia sono i sentimenti che più di qualunque altri io temo e me ne tengo a distanza, come mi tengo a distanza da esseri umani e vampiri facendomi odiare come se fossi la peste.
E' la mia soluzione, mentre aspetto che la Signora Morte mi accolga tra le sue fredde spire con impazienza..."


Un canto triste viene trasportato dal vento,
un canto dalle note strazianti che raccontano una triste storia,
quel canto ha il potere di trasportare nella suo dolore anche chi lo ode.
Uno strazio che viene ancora vissuto all'interno dell'animo di una fanciulla che non e' più tale.
Uno strazio di cui solo gli elementi portano ancora memoria, oltre i protagonisti di quella tragedia.
I sentimenti vengono messi da parte per lasciar trapelare solo il peggio di sé stessi.
Una donna che ha perso l'unica creatura che l'abbia accettata per ciò che era, e che non aveva odiato neanche nel momento in cui era stata trafitta dalla prima.
Un dolore che sembra voler vivere fino alla fine della vita della donna-fanciulla.
Ascolta il suo richiamo, e accettala tra le sue braccia Regina di tutti noi.

Questa e' la mia storia, il mio passato, che mai dentro di me potrà essere cancellato, ma di cui solo poche persone sono a conoscenza.


 
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LadyFlame ~
view post Posted on 2/6/2012, 14:14




Jillian; Nijalil Kleen
• Nome: Jillian; Nijalil
• Cognome: Kleen
• Data di nascita: 29/09/
• Età: Il suo fisico ne dimostra 20, effettivamente si aggira intorno alla post caduta del Portatore di luce. Insomma, provate voi a fare un calcolo simile.
• Provenienza: Dapprima visse fra le schiere paradisiache, per poi passare ad un più sincero mondo infernale. In entrambi i mondi si trovò costretta a combattere contro una delle due fazioni. Quando mostrò il suo completo rifiuto a combattere delle battaglie che considerava prive di senso venne scacciata nel Limbo, da cui fuggì per trovar rifugio in questo mondo.
• Hobby: Nonostante elle sono amanti di vite per lo più movimentate, riescono sempre a concedersi alla lettura di un buon libro. Hanno rinunciato ai libri che parlano dei loro mondi d'origine in quanto tendono ad essere piuttosto poco veritieri. Oltre alla cultura sono amanti dei cocktail, nel caso di Nijalil, superalcolici, nel caso di Jillian. Entrambe assidue frequentatrici di locali seppur per ragioni differenti. La fanciulla mascolina adora buttarsi nella mischia di una rissa, l'altra invece si diverte a provocare i maschi pensanti con l'organo sessuale.
Entrambe, durante la giornata, ma anche in serate ove i locali sembrano essere l'ultima opzione, si fanno carico di compiti come rubare o uccidere su commissione. Naturalmente chiedono una cospicua ricompensa.
Per concludere Jillian ha una particolare predilizione per le armi, sia bianche che da fuoco, ed i motori.
• Fazione d'appartenenza: Vagrant
• Razza: Un'ibrida. Metà Demone metà Angelo Bianco... seppur da quest'ultimo sembra aver preso ben poco!
• Segni Particolari: Sulla fronte vi è un tatuaggio, esso ha la funzione di sigillo, serve a mantenere entrambe le anime delle fanciulle unite all'interno dello stesso corpo. Per quanto il desiderio delle due di separarsi sia forte, si rendono ben conto che la loro divisione potrebbe comportare gravi problemi ad entrambe essendo comunque strettamente legate fra loro. Ha una cicatrice all'altezza del cuore, è da lì che la madre è stata in grado di spezzare, letteralmente, a metà la sua anima.
• Oggetti personali: Sono solite adornarsi con numerosi gioielli di varie leghe metalliche. Ciò da cui non si separa mai Jillian, e che non permette di fare neanche a Nijalil, è un ciondolo. E' di forma circolare e quando viene aperto si possono trovare vari ingranaggi di varie dimensioni. Quando si avvia si può sentire un dolce canto, composto da delle semplici note, niente parole, solo varie note che lo vanno formando. Alla conclusione del canto appare un'immagine che, a causa del tempo, sta andando deteriorandosi e si mostra sempre più disturbata. L'ologramma che viene mostrato è quello del dolce volto sorridente di una donna che è stata il fulcro della vita di Jillian.
Ultima cosa, ha un gatto, con il pelo lungo e gli occhi bicromatrici: uno azzurro ed uno, anormalmente, nero. Cioé, non è realmente suo, un giorno si è semplicemente appiccicato a lei per una malsana simpatia nei suoi confronti, da quel giorno si occupa di fare la guardia agli appartamenti della padrona in assenza di quest'ultima. A volte sembra essere geloso degli altri!
• Photobook: xxx xxx
Poteri
Primo potere:Se si osserva bene la figura delle fanciulle non passerà inosservato il fatto che essa sia completamente adornata con vari gioielli in oro, argento, acciaio... insomma, varie leghe metalliche. Conoscendo soprattutto una delle due si potrà anche considerare il fatto che non è assolutamente il tipo da indossare simili gingilli solo per una questione di mera estetica. Essi infatti hanno una funzione che si va ad applicare più ad uno scontro che ad una serata di gala in mezzo ai nobilotti. Il potere delle due gentil donzelle, difatti, consiste nel poter modellare ed attrarre a sé gli oggetti fatti di questo materiale. Ci giocano, mischiandolo fra loro e creando ogni volta qualcosa di differente ma, sul campo di battaglia si manifesta la vera utilità di un qualcosa di simile.
Per un raggio di 50 metri hanno infatti un controllo abbastanza forte sulle leghe, seppur a partire dal 30esimo inizia a diminuire la loro influenza – ciò dipende anche dalla forza psicologica che possiedono in quel determinato momento – quindi, più sarà grande l’oggetto in questione meno possibilità avranno di poter fare di lui ciò che vorranno. Questo limite si può applicare anche nelle dirette vicinanze, insomma, non possono di certo pretendere di poter fare ciò che vogliono con oggetti che raggiungano la stazza di un palazzo! Per potervi giocare avranno bisogno di veramente tanta, troppa concentrazione e forza, insomma, meglio lasciar stare se non si vuole rischiare di perdere in partenza nello strafare.
Ma come sfruttano questo potere nelle battaglie? Ecco, in primo luogo, quando si tratta di attaccare prediligono usare tanti piccoli aghi spessi quanto un’unghia, se non meno, e lunghi una decina di centimetri,per quanto siano piccoli e la puntura possa essere appena percettibile possono procurare non pochi danni se fatti penetrare nel posto giusto. Certo, volendo potrebbero anche trasformarti in un istrice! Questo genere di tecnica non ha bisogno di particolari energie per essere applicata, vista anche la scorta di ferraglia che si portano addosso!
Per quanto riguarda la difesa sono solite ricoprire le loro ali di uno strato di metallo che le racchiuderà in un bozzolo. Questo genere di tecnica comporta non poche difficoltà visto che la visibilità diviene diminuita drasticamente se non addirittura annullata – volendo possono scostare un tantino le ali così da potersi aprire uno spiraglio per poter osservare ciò che gli accade intorno, ma ciò comporta anche un rischio nei confronti dell’avversario che potrebbe sfruttarlo a suo favore.
Infine, sempre tramite questo potere, possono anche “legare” il nemico creando catene o corde di ferro, ciò ha la possibilità di tener fermo il nemico per la durata di un turno, più ferrea è la presa più si grava come sforzo psico-fisico, quindi fra un “immobilizzazione” e l’altra devono trascorrere almeno due turni.
Secondo potere: Leggi quì (Descrivete il potere dettagliatamente.)
Terzo potere: Leggi quì (Descrivete il potere dettagliatamente.)
Potere aggiuntivo: (non compilare questo campo).
Arma primaria: Una creatura come lei, dai tratti che ricordano l’oriente, ma al tempo stesso con un carattere combattivo non poteva non possedere armi che rispecchiassero appieno queste caratteristiche. Eleganza e praticità, queste sono le parole chiave che solitamente si attribuiscono a ragazze come Jillian e Nijalil, seppur posseggano caratteri completamente differenti, sembrano in qualche maniera coincidere. Osservando questi elementi si pensa che le armi migliori appartengano a due generi differenti: arma da fuoco ed arma bianca. Proprio per non disilludere tali aspettative le gentil donzelle possiedono come armi una pistola ed una katana. Particolari nel loro genere. Una piuttosto semplice, se non si ha dimestichezza con le armi si potrebbe scambiare la katana, vista esternamente, come un semplice bastone ben curato e levigato, con sopra l’incisione di un dragone cinese dorato. La forma è leggermente ondulata, tanto da dargli un aspetto flessuoso e non rigido come sono solitamente le katane con quel particolare fodero e manico. Completamente priva di guardia, si adatta comunque ed in maniera perfetta alla mano dandole così un’ottima padronanza dell’arma. La lama prende la leggera ondosità del fodero, sul piatto è inciso un altro dragone che ricopre quasi completamente la superficie . Il fodero e l’impugnatura sono in legno trattato di colore nero e lucido.
In contrapposizione possiamo vedere una magnifica arma da fuoco d’acciaio, oro, e sull’impugnatura un materiale che somiglia all’avorio. La canna è adornata con numerose incisioni così come il calcio, nella parte esterna vi è la raffigurazione di un antico cacciatore mentre nella parte interna, quella più nascosta, si può intravedere quello che appare essere una sorta di emblema, si presupponga che sia il simbolo di una qualche componente magica di cui è costituita l’arma.
L’elemento fondamentale di queste armi, infatti, consiste nel loro essere direttamente dipendenti l’una dall’altra. La katana dal momento che viene impiegata per ragioni belliche inizia a racchiudere in sé energia che verrà sfruttata dalla pistola. Quest’ultima non possiede proiettili normali, bensì sfrutta l’energia donata dalla Katana. Il proiettile di tale arma, difatti, viene formato dalla pistola stessa tramite un processo di trasformazione che avviene all'interno dell'arma da fuoco stessa e che rende l'energia qualcosa di perfettamente tangibile e concreto; a differenza dei normali bossoli esso è totalmente trasparente ed ha delle incisioni che rappresentano l'incantesimo con la quale il proiettile riesce a trasformare e sfruttare l'energia accumulata dalla katana per la funzione che presto verrà illustrata. La fanciulla che fa uso di tali armi ha la funzione di conduttrice. Se infatti una di esse verrebbe utilizzata da un’altra persona, la pistola sarebbe un semplice giocattolino, la katana invece rischierebbe di sovraccaricarsi danneggiando così la sua stessa padrona. I proiettili sparati dalla pistola, se non vengono espulsi nel giro di una mezz’ora mettono “radici” all’interno di quel corpo assimilando un po’ di energia dal corpo ospitante. Più il tempo passa più è difficile rimuoverli. Entrambe queste armi riconoscono le loro due padrone, se padroneggiate da qualcun altro diverrebbero delle comuni armi umane, senza potere. Altra cosa importante è il numero di proiettili che ogni colpo di katana riescea creare, la proporzione si aggira intorno al 2:1, ogni due colpi di katana viene creato un proiettile.
Altre armi: (non compilare questo campo).
Esperienza:
Blocco descrizione
Descrizione fisica
Ogni creatura, che sia umana o di qualsiasi altra specie, possiede un fascino, una bellezza che appartiene esclusivamente a lei. Non esiste creatura che non abbia qualcuno che ammiri quei piccoli dettagli che le rendono affascinanti, belle a proprio modo. La bellezza non è mera estetica, ma ne viene influito anche il carattere. Certo, se si chiede un punto di vista esterno, di qualcuno che non conosce la persona interessata, allora il fattore fondamentale è quella che viene definita semplice apparenza.
Jillian ha la fortuna di possedere un aspetto molto gradevole, da definire angelico visti i suoi tratti tanto delicati.
Nonostante abbia un’età molto avanzata, sul millennio circa, appare ancora come una giovane vent’enne. Come già detto, ha dei lineamenti molto delicati, tipici delle donne che vengono dalle terre del sol levante, essi vanno delineando alla perfezione il suo piccolo volto ovale. La sua carnagione rosata diviene appena più intensa sulle guance, rendendola ancora più innocente agli occhi di chiunque la incontri per la prima volta.
Ha un naso piccolo, che perfettamente s’intona con la delicatezza dei suoi tratti, ma che possiede anche un olfatto a dir poco sviluppato, quasi quanto quello di animali quadrupedi... o addirittura di più! Altra cosa da non tralasciare sono le sue labbra: definite, con un colore pieno, ma non molto acceso. Esse non sono fautrici di dolci ed amichevoli parole, anzi il più delle volte lanciano esclusivamente insulti e parole di sfida, nonché ricolme d’arrogante superbia. Quando parlano si sanno muovere con eccessiva teatralità, oppure con dei movimenti appena accennati, come se fossero completamente immobili.
Ma, ciò che risalta al di sopra di ogni altra cosa in quel piccolo quadro, che altri non è se non il suo viso, sono senza alcun dubbio gli occhi. Grandi, dalla forma felina e contornati da ciglia lunghe, hanno uno sguardo che appare essere un muro se qualcuno tenta di cavarvi qualcosa della sua anima, ma al contrario, risultano essere molto penetranti se è lei che vuole comprendere il vostro animo. Hanno un colore insolito, intenso, una lava di metallo fuso, argento per la precisione, che viene contenuto in una sottile diga nera che contorna l’iride.
Il messaggio che essi trasmettono muta al mutare dell’anima che possiede quel corpo. Se con la dolce Jillian appaiono due blocchi di freddo argento, con il suo alter ego possono esservi lette delle vere e proprie emozioni in un mare di metallo: lussuria, piacere, divertimento, desiderio e crudeltà. Sa essere sensuale con il solo uso dello sguardo, ma sa essere anche terribilmente spaventosa. Emozioni simili han finito per influire sul colore dei suoi occhi, una differenza che si nota esclusivamente se qualcuno ha perso abbastanza tempo da studiarne il colore: quelli di Jillian sono d’argento puro, quelli di Nijalil sono di un argento sporco.
Le orecchie, sempre adornate con qualche orecchino di qualsiasi lega metallica esistente, hanno un udito altrettanto ben sviluppato. Perfettamente proporzionate con la grandezza del capo della ragazza sono coperte da una lunga coltre di capelli neri come la notte priva di luce, tranne per i magnifici bagliori argentei che mandano come normali riflessi. Anche in questo caso, quando il possesso del corpo lo ha Nijalil, viene apportata una piccola modifica ai suoi colori: i capelli rimangono sì neri come la pece, ma vengono privati dei riflessi argentei che si racchiudono in rare ciocche che hanno esclusivamente quel colore. Insomma, non sono riflessi, ma il colore vero e proprio dei capelli. Sono lisci, morbidi e la loro lunghezza raggiunge super giù il suo fondoschiena. Solitamente li tiene legati in quanto ritiene che essi siano semplicemente un intralcio, al contrario della sua controparte che è solita tenerli il più possibile slegati... tendono ad avere un effetto magnetico sul sesso opposto.
Ha una corporatura minuta, da farla apparire ancor più piccola e fragile e piccola, come se non bastasse la statura già di suo piuttosto ridotta: 1.60 di altezza; certo, riesce a compensare questa sua graziosità fisica con il carattere ma, può sempre essere una scena esilarante quella di una creaturina dall’aspetto tanto innocuo che si arrabbia con persone risultanti essere il doppio di lei. Questa ragazza non è solo minuta, ma possiede anche un fisico ben delineato, armonioso e con delle curve che s’accompagnano bene al suo essere sportiva.
Il modo di vestire di Jillian è piuttosto semplice e mira più alla comodità che all’eleganza; è solita indossare un paio di pantaloni da jeans o un paio di pantaloncini, accompagnati sempre da una maglietta a maniche corte o una canottiera, tutto rigorosamente in scuro. Nijalil, al contrario, tende ad indossare abiti dal taglio più femminile: camice abbinate con gonne, o dei vestiti che la rendono ancor più provocante; le scarpe rigorosamente con un tacco alto, per evidenziare la bella linea delle sue gambe , che le donano un incedere sensuale ed ammaliante.
Che sia Jillian o Nijalil, che lo vogliano o meno, sanno essere femminili senza neanche rendersene conto. Quest’elemento è da evidenziare soprattutto per Jillian, ragazza dal fare mascolino ma che nelle movenze non riesce ad “interpretare” tale parte.
Vi è un elemento in lei che evidenzia lo scorrere nel suo sangue di due razze appartenenti a mondi opposti, paradiso ed inferno, e consiste nel piumaggio delle sue ali: argento, un puro argento che sembra esser stato prelevato dalle sue stesse iridi.
Descrizione psicologica
Il carattere è la parte fondamentale di una persona, solitamente non importa ciò che sei veramente ma ciò che mostri. In base a questo elemento si decide come dovrà scorrere la propria vita: se in solitudine o in compagnia, se con persone amabili o doppiogiochiste. Tutto sta al carattere e la mentalità che si ha.
Nel corso degli anni si ha la possibilità di mutarlo, ma per far ciò bisogna possedere una grande forza di volontà, se si vuole migliorare, oppure lasciarsi semplicemente andare alle emozioni ed ai sentimenti, se si vuol tendere ad un peggioramento di sé.
Se si volesse vedere la storia del carattere di Jillian si vedrebbe un lungo declino. Difficile da avvicinare in via amichevole, è disposta ad aprire una conversazione solo se ha modo di far notare l’inutilità di un’ideale del suo interlocutore. Detto in poche parole, fa parte di quella categoria di persone che evidenzia quanto i numerosi castelli eretti siano stati costruiti su delle nuvole ben poco resistenti, destinati quindi a divenire solo un mucchio di macerie. Ma, non dilunghiamoci troppo in queste metafore. Seppur un tempo potesse essere definita una persona gradevole, seppur mantenendo un certo carattere mascolino, ora ha un carattere talmente freddo e schietto da avere il dono di allontanare anche la persona più paziente e caritatevole del mondo.
La cosa più difficile del mondo è attaccar bottone con lei: chiederle anche solamente il nome potrebbe essere una mossa azzardata: se vi va bene vi lancia una semplice occhiata penetrante e minacciosa, altrimenti tende a rispondere in malo e poco elegante modo guardandovi dall’alto al basso. La sua freddezza ed il suo scarso interesse verso la sorte altrui è ben evidente: chiedere aiuto a lei è come chiedere aiuto al vento, non ne riceverete assolutamente, a meno che non abbiate una cospicua somma da darle, o qualsiasi altra cosa che per lei abbia un valore. Nulla vien donato da lei in cambio di nulla. Scambio equivalente no?
Ostenta una sicurezza in sé che va al di fuori dell’immaginazione, non per il suo aspetto fisico, no quello spetta a Nijalil, la sua superbia è tutta concentrata nella consapevolezza di essere forte fisicamente e del tutto autonoma. Affermerà sempre e comunque di non aver bisogno di nessuno e che i legami con altre persone non sono altro che un mero passatempo per ogni essere vivente. La sua unica compagna è la solitudine ed...un adorabile gatto dal pelo lungo e nero, con occhi bicromatici. Il suo unico compagno, colui che custodisce le sue dimore. Per il resto non possiede amicizie vere e proprie, solo rapporti di lavoro o conoscenze dovute alla frequentazione abituale di determinati locali.
Uno si chiederà: perché se è un tipo tanto asociale frequenta dei locali che servirebbero a socializzare? Beh, tali locali vengono frequentati da persone prevalentemente sbandate e che ostentano la loro forza fisica, non avendo intelletto da mostrare, e con cui è facile attaccar rissa. Insomma,lei è una testa calda e dal facile insulto, si diverte a far notare i lati negativi di una personalità ed evidenziare, soprattutto, la stupidità di talune persone, questo di certo non porta ad un invito a pranzo o ad un pomeriggio a sorseggiare the, soprattutto se si parla di energumeni come sopra descritti!
Tornando ai locali, le risse che lei fa nascere, aiutano più che altro ad eliminare persone che potrebbero turbare la quiete degli sbandati pacifisti, in definitiva il suo compenso consiste in bevute gratis, piano accesso ai locali in via del tutto gratuita e a volte anche un piccolo compenso in forma monetaria.
Ma, vi è un elemento di Jillian che potrebbe essere definito come pregio, seppur lei ha la facoltà di trasformarlo in un difetto: è sincera.
Non la sentirete mai mentire, dire qualcosa che lei non pensi realmente o che non corrisponda alla verità. Può essere considerata una cosa magnifica, un gran pregio... se non fosse che lei abbia l’abitudine di dire queste realtà in una maniera brutale, ti lancia la verità come se fosse un masso pesante che devi saper reggere con le sole forze del diretto interessato. Ciò molte volte può servire, non sempre la verità detta con tatto sembra voler cambiare la realtà, mentre quella detta in maniera troppo forte ha una strana influenza sulle persone che ora si smuoveranno per riuscire a cambiarla.
Diversa invece è Nijalil. Lei non è mai mutata, al massimo ha rafforzato dei tratti del suo carattere. Se Jillian tende all’asocialità, Nijalil cerca sempre la compagnia di qualcuno, preferibilmente del sesso opposto al suo.
Lei è amante del lusso, dei bei locali, ed è un abile seduttrice. La sua superbia supera di gran lunga quella della sua controparte prendendo anche in considerazione l’aspetto fisico del loro corpo. Sa come sfruttarlo e come abbindolare la gente. Ha uno sguardo magnetico che rapisce gli uomini e sa come farli cadere alla sua mercé. Grazie a questi espedienti dorme sempre in stanze lussuose condividendo il letto con corpi che lei stessa considera divini. Se ha bisogno di un pasto di classe e di abiti magnifici sa come averli e dove andare. Vanitosa, vanitosa come pochi. Non devi mai osare insultare le sue caratteristiche fisiche o potresti incorrere nella sua ira. Non bisogna osare deturpare la sua pelle, se non si vuol rischiare di rimanere mutilati.
E’ un’ingannatrice nata: si mostra come una ragazza sì, sicura di sé, ma che al tempo stesso abbia bisogno di aiuto. Se l’accogli nella tua casa devi essere ben consapevole che ogni sua richiesta dev’essere esaudita come lei desidera, non sia mai che trovi un pretesto per sfogare il suo sadismo!
Ama il sangue, ama la sofferenza, ma nessuno gliene deve infliggere. Uno dei pochi profili caratteriali che condivide con Jillian è la sete di sangue, sangue che deve scorrere per concludere una vendetta. Poco importa se la ragione sia superficiale o meno. Nijalil se desidera vendetta la otterrà. Potrebbe lasciarti vivere ma avresti sempre con te i segni della sua furia.
Lei non è sincera, lei sa manipolarti, può mischiare verità e menzogna con maestria e drogarti con la sua parlantina fluida e suadente. Ogni parola è soppesata, scelta con un accuratezza da stratega per far sì che ogni discorso vada a proprio favore ed a svantaggio del suo interlocutore.
Chiunque la conosca la vuole, ma al tempo stesso la teme.
E’ una droga, un genere tutto suo; la brami con tutto te stesso, la vuoi fra le tue dita, vorresti appartenerle e farti manipolare come una statua di creta perché sa donarti grandi piaceri; al tempo stesso ne sei terrorizzato, diventa una fobia incontrollata averla nella stessa stanza.
Lei possiede la capacità di distruggere in un sol colpo istinto e ragione, annullandoli e facendo sì che siano delle marionette nelle sue mani.
Background del personaggio
La musica riempie le mie orecchie. Il forte odore del whisky, mischiato con mille mila odori differenti appartenenti alle persone presenti in quel locale, s’infiltra nelle mie narici creando così un odore che è decisamente poco gradevole all’olfatto.
I miei occhi sono fermi su una delle tante luci che si trovano al di sopra della ressa di persone danzanti; se solo Tersicore, la musa della danza, avesse modo di vedere quei corpi che cercano d’imitare un’arte alta e fina come la danza ogni creatura presente, con molta probabilità, non avrebbe potuto vedere la luce del giorno a venire.
Abbasso le palpebre lasciando ricadere la mia testa all’indietro, concentrandomi solo sulla musica mentre tengo stretto il mio bicchiere.
Quel caos ha una strana influenza su di me. Sembrerà strano ma riesco a svuotare la mente, a volte torno indietro con i ricordi, in maniera incontrollata. Mi basta poco in questi momenti per vedere com’era la mia vita di secoli fa, una piccola nota, un fievole odore o la percezione tattile di una certa superficie.
Avere la mente vuota può essere riposante ma è troppo vulnerabile a determinate cose... almeno con me.
Quella che ora sento non è più musica...

...sento le urla che annunciano l’aprirsi di una nuova battaglia fra i grandi dell’aldilà.
Bisogna essere veloci, reattivi, se non si vuol rimanere vittima dei propri compagni.
Lei non voleva che partecipassi ma... il desiderio di sangue è sempre stato forte dentro di me, ho sempre avuto il forte impulso di menar le mani, di spaccare le ossa e creare spiedini con dei corpi anche lontanamente simili ai nostri. Questo mio lato sanguinario è sempre stato attribuito all’altra metà di me. Bah, credo ben poco che le creature paradisiache siano veramente tanto differenti da quelle demoniache.
In questo momento non importa però, in questo momento bisogna semplicemente uscir vincitori dalla battaglia e mietere quante più vittime possibili. Non esistono i prigionieri veri, tutti alla fine muoiono. Forse è meglio così.
L’odore dolciastro del sangue. La sua densità sui tratti di pelle rimasta nuda. La sua pesantezza sulle vesti.
E’ questo il mio mondo, lo amo.
Ognuno di noi danza in mezzo a quest’ammasso di creature tanto diverse quanto uguali a noi.
Quanti di loro avranno dei veri ideali per combattere? E quanti lo faranno per un mero piacere personale? Naturalmente la domanda è rivolta più alle file angeliche rispetto a quelle demoniache.
Questi miei pensieri però non si dovranno mai manifestare agli altri miei compagni angelici. Presi da un atto patriottico ed ipocrita potrebbero anche mandarmi alla corte di giustizia, quando il mio unico peccato sarebbe stato quello di manifestare un’idea comune a tutti.
Ora però non è il momento di pensare ai dettagli di convivenza, bisogna pensare a danzare, danzare fra le lame, le frecce. Devo pensare ad evitare questo o quell’attacco proveniente dall’essenza magica del mio avversario e trovare il punto dove colpirlo per fargli volare meglio questo o quell’altro arto, se non addirittura la testa. Già, la testa. Sapevate che per rendere effettiva la morte di molte creature la cosa più sicura è proprio quella di fargli saltare la testa? Ha inoltre un modo molto buffo di rotolare.
Dentro di me l’adrenalina sale sempre di più, sento la voce estasiata e perversa di Nija, che mi suggerisce questo o quel modo per far fuori in maniera lenta e dolorosa il mio avversario. Ma io non punto alla sofferenza e lenta morte quanto ad una morte rapida. Se sia dolorosa o meno non importa. L’importante è il numero di vittime che mieti sul campo di battaglia. Cerco sempre di tenerne il conto per poi confrontarmi con i miei compagni d’arme. Sarà perverso ma, se combatti, se vedi ogni giorno la morte assoluta, vera, passarti davanti agli occhi, beh, la perversione assume un altro aspetto.
Il buio sta calando, lentamente, come se vi fosse un tacito accordo fra tutti, ci ritiriamo da ambo le fazioni. Si vocifera che la meglio è stata avuta da noi. Dovrei credergli? Non penso proprio. E poi, anche se così fosse... non sarebbe una vera vittoria. Che vittoria c’è quando migliaia di compagni giacciono nella terra di nessuno?
Bah, non li capirò mai...


Finisco di bere il mio drink, e lo lascio sul bancone.
Mi faccio strada fra la gente, prendendola anche a gomitate o spintoni. Non m’importa della fine che faranno o se ho procurato loro dolore fisico, devo semplicemente uscire da lì. Passo davanti a tutti quei volti sconosciuti, di cui non mi spreco neanche ad immagazzinare dettagli o simili.
Giunta all’ingresso mi sento già più libera. C’è meno gente e più ossigeno per me. Certo, l’odore non è dei migliori ma, almeno i miei polmoni possono respirare a pieno volume!
Mi stiracchio portando le braccia al disopra della mia testa e sentendo smuoversi qualche vertebra.
Si può ancora sentire il rumore proveniente dal locale, ma ora non è più assordante... è un rumore ovattato, di quelli che puoi sopportare anche con il mal di testa post sbronza.
M’incammino per le strade di quel quartiere arcadico imboccandone a casaccio.
Continuo così per circa mezz’ora. Questa per me è la serata tranquilla, di meditazione.
Svolto un ultimo angolo, e vengo urtata da un paio di nanerottoli che corrono. Mi volto a guardarli.
Indossano degli abiti luridi, con molte toppe ed altrettanti buchi. I capelli scompigliati e sporchi come la loro pelle. Ciò che mi avranno rubato lo scoprirò quando sarò tornata a “casa”, ora mi lascio nuovamente andare nel mare di ricordi...

...ho il fiato corto, avrò corso a lungo per scappare da quell’omaccione. Ma alla fine esserci riuscita senza averne prese di santa ragione e senza aver perso il mio bottino di guerra da una grande soddisfazione.
Torno a casa tutta soddisfatta, stringo nel mio piccolo pugno l’oggetto da me tanto bramato e vado subito a cercare la mamma.
Corro per l’ingresso di casa, attraversando la sala da pranzo per prendere le scale che portano al piano di sopra, sicuramente sta nella sua stanza. Ci passa molto tempo quando non c’è lui. Probabilmente è il luogo migliore per rilassarsi.
La porta e socchiusa, con la mia piccola testa faccio capolino cercandola con gli occhi.
E’ lì, distesa su un fianco sul suo grande lettone con i capelli che ricadono sulle lenzuola candide. La vedo di schiena, ma già così provo una profonda ammirazione nei suoi confronti. Lei è la mia Dea, la persona che più di tutte merita il mio affetto sincero.
Silenziosamente entro nella stanza, accostando ancora un poco la porta.
Sotto i miei piedi nudi sento il legno del pavimento che manda piccoli scricchiolii.
Forse è per questo che si sveglia, o forse semplicemente sente la mia presenza ma, la vedo mentre lentamente si volta verso di me, con un’espressione assonnata. Apre gli occhi e mi guarda con tenerezza. A quel punto mi levo ogni scrupolo e mi lancio sul lettone insieme a lei accoccolandomi contro il suo corpo.
Si rannicchia tenendomi stretta e poggiando le sue morbide labbra sulla mia testolina.
Prendo una delle sue mani e la stringo contro la mia, contro quella che tiene l’oggetto che avevo rubato per lei.
Non la vedo, ma so che è sorpresa, stringe la mano, cercando di comprendere la natura dell’oggetto senza guardarlo e mi stringe ancor di più a sé...


Quando torno al presente mi stupisco di tenere quello stesso oggetto stretto fra le dita, le dischiudo come se temessi di rovinarlo. Poi mi soffermo a guardarlo mentre il mio stomaco si attorciglia in una morsa dolorosa. Lo lascio ricadere sul mio collo non volendone più sapere di vederlo. Un conto è avere la consapevolezza d’indossarlo, un conto è osservarlo in ogni minuzioso dettaglio.
Farei prima a buttarlo via, ma non voglio buttare l’unica cosa che mi lega a lei, né voglio rinchiuderlo in una scatolina e rischiare che qualcuno me lo rubi o che vada perduto. Addosso a me è al sicuro, anche se porta ancora dolore, si trova al sicuro.
Mi fermo a guardare una palazzina, noto delle scale anti-incendio e inizio a scalarla.
Il ferro scorre sotto le mie mani gelido e bagnato dall’umidità presente in questa serata. Lo guardò, ora appariva essere molto più interessante del solito. Freddo, umido. Scossi la testa continuando per la mia strada.
Vivere è stressante, faticoso, proprio come la salita sopra una scala come questa, con dei gradini alti; ad ogni passo percepire il tremolio causato dai bulloni ormai arrugginiti ed allentati dal tempo.
Non so perché ma mi siedo, non sono stanca, ma sento l’irrefrenabile bisogno di sedermi un po’ su quella struttura instabile.
La guardo, le mie labbra s’incurvano in un sorriso di scherno, non è diretto a nessuno in particolare...

...ha dei denti bianchissimi, perfetti, ed un sorriso perfetto. Non l’ho mai visto senza il suo immancabile sorriso sulle labbra, sembra essere stato letteralmente stampato sulla faccia.
Sa ammaliare, lui, il suo sorriso, i suoi occhi di quell’irresistibile blu acceso, profondo, intenso. Spiccano sulla sua carnagione diafana.
Lui è una delle poche persone che merita il mio affetto, mi conosce da quando ero bambina, non ho idea di quanti anni abbia ma... non importa! L’importante è che ci sia, che mi tenga stretta a lui quando ne sento il bisogno e che continui a sorridermi a quel modo così magnetico.
Lui è il fratello che mi manca, la figura maschile che mi è stata negata, ne avrei potuta avere una ma, l’odio nei suoi confronti è troppo forte... per fortuna c’è lui. Quando mia madre non può è lui che m’insegna a conoscere il mondo. In molte lo considerano affascinante, avvenente per me lui è..


Mi alzo di scatto dagli scalini, mai fidarsi di una struttura solida solo dall’apparenza, bisogna far conto anche della sostanza. Quello è un errore che non commetterò mai più.
Quei magnifici occhi blu continuano a tormentarmi, nel sogno, ma a volte li rivedo, anche dal vivo, con quel suo sorriso che un tempo amavo ma che ora non posso fare a meno di odiare. Mi deride, mi colpisce là ove sono più debole e fragile. Vorrei fare lo stesso ma non è possibile, non con uno come lui.
Raggiungo la cima delle scale, mi arrampico sul tetto e, in piedi mi guardo intorno.
Questa zona dell’Arcadia viene evitata da tutti coloro che appartengano alle cerchie più alte, certo, questo non è il posto più sicuro al mondo però è anche quello più sincero. Nel suo essere impuro questo posto è puro. Non si nasconde dietro falsi sorrisi, ognuno è come deve essere. Alzo la testa al cielo cercando di scorgere qualche stella fra quelle nuvole che minacciano pioggia. Fra un batuffolo grigio e l’altro posso scorgere il lieve bagliore della luna.
Inizio a camminare sulle tegole del palazzo, veloce, sempre più veloce, fino a quando la mia marcia non diviene una vera e propria corsa. Raggiungo il bordo, vi poggio il piede e mi do una spinta lasciandomi cadere nel vuoto.
L’aria mi sferza violentemente il viso,mi ferisce gli occhi.
Il vuoto è così accogliente e rassicurante. E’ l’unica cosa che mi sia rimasta d’amare...

...il sangue sta riempiendo completamente i miei sensi. Il suo gusto metallico/dolciastro. Il suo odore. La sua densità che si secca lentamente sulla mia pelle, assumendo così un colore marrone rossastro.
Ho la gola in fiamme, le mie orecchie riescono solo a sentire il battito di un cuore che lentamente si va spegnendo ed il sangue che gocciola sul pavimento.
Stringo contro di me quell’ammasso di carne che lentamente perde il suo calore insieme al colorito che tanto avevo amato. Le mie lacrime sgorgano incessanti, incontrollabili.
Mi sento sorda, non so se possiedo ancora la voce, non so quanto io possa aver urlato in tutto quel lasso di tempo. Avevo commesso un peccato che non mi sarei mai perdonata, uno di quelli da dover tenere taciti, impronunciabili perla loro gravità.
Le mie mani, sporche del suo sangue... quel sangue che non doveva essere versato. Lentamente alzo lo sguardo su quello che doveva essere compagno e padre al tempo stesso, ma che non si era mai rivelato essere degno di nessuna delle due cose. Il suo viso impassibile non tradisce alcuna emozione nonostante abbia perso la persona che doveva amare. Lei che aveva donato tutto per lui,lei che provava sinceri sentimenti era stata tradita due volte.
Voglio alzarmi, voglio lasciare quel corpo per ammazzare anche quel vile traditore, ma le forze mi vengono a mancare. Non riesco ad abbandonare il suo corpo, né le mie gambe riescono a muoversi per lo shock appena ricevuto. Lui se ne va, lasciando me e lei da sole in una pozza cremisi.
Persi completamente il contatto con la realtà, non so neanche come o quando mi sia risvegliata la mia unica consapevolezza è quella di non trovarmi nello stesso posto in cui tutto è divenuto nero.
Sento un corpo caldo accanto al mio, ed un braccio che mi cinge dolcemente la vita. Lentamente mi giro, ma quel braccio mi stringe ancor di più contro le sue carni, impedendomi così ogni movimento. Lo sento muoversi dietro di me, accostandosi poi al mio volto con quel suo respiro regolare ed inconfondibile. Mi sento quasi sollevata nel ricordare di avere accanto a me ancora una persona a cui sono strettamente legata, qualcuno su cui appoggiarmi e a cui chiedere spiegazioni, delucidazioni per ciò che era successo e che avevo fatto. La mia mente ancora non riesce a ricordare ogni dannatissimo istante passato in quel posto.
Faccio per domandargli qualcosa ma lui mi precede, come se avesse avuto il dono della preveggenza.
Inizia a parlare.
I miei occhi si spalancano sempre più, il mio corpo s’irrigidisce al pronunciarsi di ogni singola lettera mentre un moto di ripulsa si attiva in tutto il mio corpo.
La mia mente urla pochi aggettivi da attribuirgli, e nessuno sembra essere abbastanza meschino da calzargli alla perfezione.
Tutto ciò mi riempie ancor di più di orrore.
Un gioco, per lui è stato tutto un gioco, divertente, come non ne aveva mai fatti. Non si è neanche dovuto sporcare le mani di sangue per raggiungere quel momento.
Mi divincolo, mi libero, lo guardo atterrita, incredula, sperando che tutto ciò che le mie orecchie abbiano udito sia solo frutto dell’immaginazione di una mente ancora sotto shock ma... non è così.
Il suo sorriso ora più che mai appare essere di schermo. I suoi occhi deridono di tutto.
La voglia di massacrarlo mi assale: voglio strappargli gli occhi, massacrare il suo bel sorriso, spargere altro sangue così da coprire quello precedente ma, la forza mi manca. No, non ci riesco. Non riesco neanche ad uscire da lì, i suoi occhi mi tengono inchiodata al muro e sembrano levarmi tutte le forze.
Tutto ciò che ho amato è scomparso, spazzato via dal vento come se nulla fosse.
Mi accascio sul pavimento, non sento se sia o meno freddo, in quel momento sembra essere la cosa più accogliente in tutta quella stanza.
Lui si alza dal letto, si avvicina. Voglio respingerlo ma, le braccia non mi rispondono. Si china su di me, sfiora la fronte con le sue labbra in un gesto fraterno che ho conosciuto così bene per anni, secoli, ma che in quel momento mi appare totalmente estraneo. Usa quell’appellativo che tanto mi aveva legata a lui ”Sorellina”, ora però appare essere più un insulto che un gesto di puro affetto; dubito che ne possa provare a questo punto.
Ancora una volta mi svuoto completamente, cadendo nel vuoto mentre una voce nella mia testa canta una ninna nanna, un suono dolce ma terribile al tempo stesso. E’ inquietante ma ciò, non mi vieta di lasciarmi andare al torpore.
Forse riuscirò anche io a morire come è successo a lei ed alle mille mila persone che io stessa ho ammazzato.


Le ali si spalancano prima che sia troppo tardi, con un poderoso battito riesco ad evitare lo schianto e mi rimetto in piedi.
Sono finita davanti alla vetrina sporca di un vecchio negozio maltenuto. Vedo la mia immagine riflessa sul vetro. Stranamente mi sorride, non è uno dei miei sorrisi, o meglio, è di scherno ma... ha un sapore differente.
Lei è tutto ciò che rimane del mio passato.
Nijalil, la parte della mia anima che la mia stessa madre strappò in due per evitare che decadessi completamente allo status di angelo nero. Non so a quanto sia servito.
Ricordo bene il dolore che provai quel giorno, poi, per lungo tempo pensai di essere ancora sola, fino al giorno dell’orrore... ci misi un po’ di tempo nel capire che anche lei era presente in quel momento, che era lei che mi aveva fatto provare un brivido di piacere nell’ammazzare quella stessa donna che avevo amato più di me stessa. Ne ero rimasta orribilata ed al tempo stesso disgustata, non potevo credere di aver provato qualcosa del genere, qualche anno dopo tutto si fece più chiaro, i miei frequenti vuoti di memoria ed i risvegli in letti troppo lussuosi e diversi per essermici recata di mia spontanea volontà.
Lei è la mia unica compagna oltre alla solitudine, non ci amiamo, ci sopportiamo e ci rendiamo conto di essere, alla fine, l’una indispensabile all’altra.

Anime: (nome autore); Personaggio: (Nome personaggio); coded by GALACSI.

 
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